Segato Sandra, Metaviaggio

Mi rendo conto che sto assaporando nuovamente il piacere di viaggiare solitari. Senza dover rincorrere un gruppo. Con i nostri ritmi, sostando quando lo desideriamo. Non andiamo poi così veloci come dice Kim. Ci fermiamo per fotografare, per riposare e mangiare, per contemplare con calma. Inoltre, ogni tanto, un pensiero improvviso, una visione, un suono, un colore, una faccia. Mi blocco e prendo appunti dominata dal mio incontrollabile e frenetico bisogno di mettere nero su bianco. O tento di scrivere anche mentre pedalo, annotando parole deformi e quasi indecifrabili che si adeguano mansuete allo sconnesso fondo stradale e ai miei precari equilibri.
Ripenso qualche volta anche al libro di Obes. Rifletto. Obes racconta della sua esplorazione a due ruote e parla di sé senza inganni, per questo mi piace. Non vuole mostrarsi eroico a tutti i costi. Insegna a viaggiare con le proprie paure, frustrazioni ed entusiasmi. Dalle sue avventure e dal suo modo di vivere l'esperienza del viaggio ci si rende conto che il vero viaggiatore non è colui che si affanna per arrivare a una meta, ma chi riesce ad assaporare il percorso che si compie per raggiungerla. Il luogo dove vorremmo già essere, il posto che ci attende. Ma nel mezzo, tra ciò che si lascia e ciò che si va a cercare, le emozioni del passaggio, gli occhi che osservano e il cuore che batte. Nel mezzo, spesso, la verità e l'onestà dell'itinerario. Chicken è solo un punto per sostare durante la notte, tuttavia è stato nel tragitto il momento più importante ed esaltante, anche se impegnativo e talvolta molto faticoso. Il sottosella mi duole, eppure non sono venuta qui per lamentarmi, ma per proseguire nella concreta, quanto intima esplorazione di una mia personale geografia terrestre. È nel contempo lo studio e la scoperta di me stessa oltre le regole stabilite, al di fuori del mio limitato giardino e al di là dei giudizi affrettati. Un itinerario tra i labirinti della mente e del corpo che spesso mi sorprende con insospettabili rivelazioni. Viaggio nel viaggio: un metaviaggio. Chicken nondimeno a dir poco spettacolare: una strada sterrata principale, e mi sa l'unica, e un intorno di montagne e tundra. Il centro del villaggio è semplicemente una fila di due gift shop, un restaurant-cafè e un saloon. L'essenziale, appunto. Le costruzioni tutte rigorosamente in legno, con insegne di legno o in ferro battuto, allegre e invitanti. Pittoreschi persino i bagni con decorazioni di galli e galline per separare uomini e donne. Tutto qui.

Segato, Sandra. Nella terra degli orsi in bicicletta tra Canada e Alaska. Portogruaro: Ediciclo, 2007.

Lévi-Strauss Claude, Odio i viaggi

Odio i viaggi e gli esploratori, ed ecco che mi accingo a raccontare le mie spedizioni.

Lévi-Strauss, Claude. Tristi tropici. 7a ed. Milano: Il Saggiatore, 1978.

Lévi-Strauss Claude, Sozzura gettata sul volto dell'umanità

Questa grande civiltà occidentale, creatrice delle meraviglie di cui godiamo, non è certo riuscita a produrle senza contro-partita. Come la sua opera più famosa, pilastro sopra il quale si elevano architetture d'una complessità sconosciuta, l'ordine e l'armonia dell'Occidente esigono l'eliminazione di una massa enorme di sottoprodotti malefici di cui la terra è oggi infetta. Ciò che per prima cosa ci mostrate, o viaggi, è la nostra sozzura gettata sul volto dell'umanità.

Lévi-Strauss, Claude. Tristi tropici. 7a ed. Milano: Il Saggiatore, 1978.

Lévi-Strauss Claude, Viaggiatore moderno

Ed ecco davanti a me il cerchio chiuso: meno le culture umane erano in grado di comunicare fra loro, e quindi di corrompersi a vicenda, meno i loro rispettivi emissari potevano accorgersi della ricchezza e del significato di quelle differenze. In fin dei conti, sono prigioniero di un'alternativa: o viaggiatore antico, messo di fronte a un prodigioso spettacolo di cui quasi tutto gli sfuggiva - peggio ancora, gli ispirava scherno e disgusto - o viaggiatore moderno, in cerca di vestigia di una realtà scomparsa.

Lévi-Strauss, Claude. Tristi tropici. 7a ed. Milano: Il Saggiatore, 1978.

Bellezza Giuliano, Altro capo del mondo

Che il villaggio sia alle Baleari, alle Maldive, o ai Caraibi non cambia molto se non, ma neanche troppo, per la cucina. Non la pensano così i clienti, per la gran parte dei quali quel che conta è non è tanto come si è stati e cosa si è visto, quanto il poter dire di essere andati all'altro capo del mondo.

Bellezza, Giuliano. Geografia e beni culturali riflessioni per una nuova cultura della geografia. Milano: F. Angeli, 1999.

Bryson Bill, Niente da vedere

Una volta andai a Minneapolis in auto, e decisi di fare la strada secondaria per godermi il paesaggio. Ma non c'era niente da vedere. Solamente una pianura bollente, campi di grano e soia, una gran quantità di maiali. Di quando in quando si intravedeva una fattoria, o un paesino sonnolento, dove soltanto le mosche erano sveglie. Mi ricordo un rettilineo, di un paio di chilometri, tremolante nella calura, e in lontananza, sul ciglio della strada, un puntino scuro. Mi accorsi, avvicinandomi, che era un tale seduto su uno scatolone in un'aia di un paesino di quattro case, che poteva chiamarsi Letamaio o Pisciatoio. Osservava il mio arrivo con gli occhi fuori dalle orbite. Gli sfrecciai davanti e nel retrovisore vidi che il suo sguardo mi seguiva, finché non sparii nella foschia. Fu questione di cinque minuti, ma non mi sorprenderebbe sapere che ogni tanto quell'uomo ripensa a me.

Bryson, Bill. America perduta in viaggio attraverso gli U.S.A. Milano: Feltrinelli Traveller, 1993.

Bryson Bill, Hotel

Arrivai a New York nel pomeriggio. Presi una camera in un hotel vicino a Times Square. La stanza costava 110 dollari a notte ed era così piccola che se volevo girarmi dovevo uscire nel corridoio. Mai mi era capitato di stare in una stanza dove potevo, allargando braccia e gambe allo stesso tempo, toccare tutte e quattro le pareti. Feci tutto ciò che si fa in un hotel - giocherellai con le luci, accesi la tivù, sbirciai nei cassetti, misi tutti gli asciugamani e i posaceneri nella valigia - poi uscii per farmi un giro in città.

Bryson, Bill. America perduta in viaggio attraverso gli U.S.A. Milano: Feltrinelli Traveller, 1993.

Bryson Bill, Pessimo servizio

Tuttavia, un pessimo servizio non mi da mai fatidio. Non mi fa sentire in colpa se non lascio la mancia.

Bryson, Bill. America perduta in viaggio attraverso gli U.S.A. Milano: Feltrinelli Traveller, 1993.

Bryson Bill, Contrasti assoluti

Uno dei lati positivi della California è che ti basta poco per capire che è una terra di contrasti assoluti. Lo stato ha una situazione geografica stranissima. Il punto più basso d'America si trova nella Death Valley - 850 metri sotto il livello del mare - e al tempo stesso, su di essa si affaccia il punto più alto (senza contare l'Alaska) - il Mount Whitney, di 4553 metri. Volendo, prima si potrebbe friggere un uovo sul tettuccio dell'auto nella Death Valley, poi andare su un ghiacciaio a 50 chilometri di distanza e surgelarlo.

Bryson, Bill. America perduta in viaggio attraverso gli U.S.A. Milano: Feltrinelli Traveller, 1993.

McKittrick Erin, Era cambiata la nostra percezione

Ogni tanto capitava che qualcuno ci chiedesse se il viaggio ci aveva cambiati. Non mi sentivo diversa da prima, e non sapevo cosa rispondere. Non andavamo in cerca di epifanie rivelatrici su noi stessi, volevamo semplicemente scoprire qualcosa sul mondo.

Tuttavia, a poco a poco, in maniera quasi impercettibile, il mondo intorno a noi era cambiato, e noi con lui. Fisicamente ci sentivamo sempre più in formae avevamo imparato ad adattarci alle stagioni; ci eravamo abituati ai tafani e al caldo della costa della Columbia Britannica, alla pioggia dell'Alaska sud-orientale, ai venti della Lost Coast e al freddo pungente del bacino del Copper. Soprattutto era cambiata la nostra percezione.

McKittrick, Erin. La strada alla fine del mondo. Torino: Bollati Boringhieri, 2010.