Onfray Michel, Come scegliere un luogo?

Ci troviamo immediatamente di fronte a uno strano paradosso: è il planisfero che appare minuscolo e il mondo vasto, o è vero l’inverso, ed è il planisfero che appare vasto mentre il mondo è minuscolo? Perché, confidando nella modernità dei trasporti, ogni luogo può essere ormai raggiunto in tempi molto decorosi, nonostante la sua natura e distanza. I luoghi anticamente più remoti (l’India di Marco Polo, l’Africa di René Caillié, l’Oriente di Nerval, l’Oceania di Bougainville) oggi possone essere raggiunti per vie d’accesso tracciate su mappe ormai definitivamente prive di chiazze bianche. Qualsiasi destinazione è diventata accessibile: è solo questione di tempo. In questo campo del possibile, come scegliere un luogo? E quale? A quale rinunciare? E per quali ragioni? Tra le combinazioni pensabili, quali prediligere e perché?

Onfray, Michel. Filosofia del viaggio poetica della geografia. Milano: Ponte alle Grazie, 2010.

Onfray Michel, Sé stessi

Sé stessi, questa è la grande questione del viaggio. Sé stessi, e nient’altro. O così poco. Una quantità di pretesti, di occasioni e di giustificazioni, certo, ma, di fatto, ci si mette in cammino spinti soltanto dal desiderio di partire incontro a sé stessi nel disegno, molto ipotetico, di ritrovarsi, se non di trovarsi. Lo stesso giro del mondo non sempre è sufficiente a raggiungere questo faccia a faccia. A volte, nemmeno un’intera esistenza. Quante deviazioni, e per quanti luoghi, prima di scoprirsi in presenza di ciò che solleva un po’ il velo dell’essere? I tragitti dei viaggiatori coincidono sempre, segretamente, con ricerche iniziatiche che mettono in gioco l’identità. Anche in questo, il viaggiatore e il turista si distinguono radicalmente, e si contrappongono definitivamente. L’uno cerca incessantemente e qualche volta trova, l’altro non cerca alcunché, e neanche lui, di conseguenza, ottiene nulla.

Onfray, Michel. Filosofia del viaggio poetica della geografia. Milano: Ponte alle Grazie, 2010.

Onfray Michel, Abitudini da sedentari

In modo compulsivo, alcuni ritornano nei posti già visitati, ritrovando abitudini da sedentari nel cuore stesso dell’esperienza nomade: andare cinquanta volte in Vietnam, cento volte in Giappone, ritornare sempre sugli stessi luoghi, che strana idea! Questi compulsivi mi fanno pensare ai preti che leggono per tutta la propria vita lo stesso messale, ignorando la ricchezza e la varietà delle biblioteche. Il valore della geografia del pianeta sta prima di tutto nella diversità, nella differenza, nella molteplicità. Fa esultare la passione per il nuovo, per l’inedito, per la novità stravagante. Rivedere qui impedisce di vedere altrove, sostare ripetutamente, perfino agli antipodi, interrompe la corrente delle possibilità nomadi e degli effetti violenti del viaggio sul corpo e sull’anima. Si rischia di stabilire la sedentarietà nel cuore stesso del principio nomade.

Onfray, Michel. Filosofia del viaggio poetica della geografia. Milano: Ponte alle Grazie, 2010.

Verne Jules, Giro del Mondo

Così, dunque, Phileas Fogg aveva vinto la sua scommessa. Aveva compiuto in ottanta giorni un giro completo del mondo! Per portarlo a termine aveva utilizzato tutti i mezzi di trasporto: piroscafi, ferrovie, carrozze, “yachts”, navi da carico, slitte, elefanti. L’eccentrico “gentleman” aveva svelato in questo affare le sue meravigliose qualità di sangue freddo e precisione. Ma in seguito? Che cosa aveva guadagnato con tutto quel movimento? Che cosa si era portato indietro da quel lungo viaggio?
“Niente”, forse dirà qualcuno. Sì, niente, al di fuori di una donna attraente la quale – per quanto la cosa possa sembrare inverosimile – lo rendeva il più felice degli uomini!
E in verità, non si farebbe volentieri anche per meno di questo l’intero Giro del Mondo?

Verne, Jules. Il giro del mondo in 80 giorni. Milano: Mursia, 1981.

Scatamacchia Cristina, Storie di viaggio

Era proprio l'esperienza concreta dei viaggiatori e delle viaggiatrici a conferire autenticità al racconto rendendolo avvincente. In più, le storie di viaggio che avevano per protagoniste le donne permettevano alle lettrici di sperimentare, per interposta persona, l'avventura del vasto mondo. I francesi a questo proposito parlavano del "sens de l'ailleur", ovvero del fascino dei viaggi in paesi lontani.

Scatamacchia, Cristina. Nellie Bly un’avventurosa giornalista e viaggiatrice americana dell’Ottocento. Perugia: Morlacchi, 2002.

Lynn Gordon, Seguite l’impulso del momento

Seguite l’impulso del momento (senza programmare nulla, nel giro di otto ore) e salite su un aereo o fate il pieno alla macchina e partite. La meta non ha importanza. L’obiettivo è viaggiare con poco bagaglio, stendere le ali e mettere alla prova la vostra capacità di mollare tutto. Lanciarsi istintivamente in un’avventura e allontanarsi per un po’ dalla propria vita è una sensazione straordinaria di libertà.

Lynn, Gordon. 52 cose da provare una volta nella vita. Chronicle Books, 1995.

Calvino Italo, Ombra insicura del ricordo

Con la primavera, a centinaia di migliaia, i cittadini escono la domenica con l'astuccio a tracolla. E si fotografano. Tornano contenti come cacciatori dal carniere ricolmo, passano i giorni aspettando con dolce ansia di vedere le foto sviluppate (...) e solo quando hanno le foto sotto gli occhi sembrano prendere tangibile possesso della giornata trascorsa, (...). Il resto anneghi pure nell'ombra insicura del ricordo.

Antonino Paraggi, non-fotografo Calvino, Italo. Gli amori difficili. Torino: Einaudi, 1970.

Severgnini Beppe, Le coppie italiane

Le coppie italiane non vanno mai a nord-est o a sud-ovest: vanno sempre "su di qua" o "giù di là". Dove, peraltro, si divertono moltissimo.

Severgnini, Beppe. Manuale dell’imperfetto viaggiatore. Milano: Rizzoli, 2000.

Severgnini Beppe, Turisti

Scrisse Jean Cocteau (Il mio primo viaggio): "Alla gente piace riconoscere. I poeti amano conoscere. Mentre l'istinto spinge i turisti verso gli oggetti familiari grazie alla diffusione delle immagini, noi siamo attratti dagli oggetti sconosciuti, che non abbiamo mai visto".

Severgnini, Beppe. Manuale dell’imperfetto viaggiatore. Milano: Rizzoli, 2000.

Severgnini Beppe, Proverbio persiano

Altrettanto istruttivo è il proverbio persiano "Un viaggiatore senza conoscenze è come un uccello senza ali" che risale al XIII secolo, ma che rimane attuale. Ottocento anni dopo, i turisti che partono senza sapere dove vanno restano "uccelli senza ali", incapaci di volare (oggi si dice: polli).

Severgnini, Beppe. Manuale dell’imperfetto viaggiatore. Milano: Rizzoli, 2000.