Twain Mark, Non mangerò mai più cibo turco

Non mangerò mai più cibo turco. La cucina era allestita nella piccola sala da pranzo, vicino al bazar, e si apriva sulla strada. Il cuoco era sudicio e così pure il tavolo, privo di tovaglia. Il tizio prese parecchie salcicce, le arrotolò intorno a un filo di ferro e le mise a cuocere sul fuoco di carbonella. Quando furono pronte, le posò di lato e un cane si fece mestamente avanti e le assaggiò dopo averle dapprima annusate, riconoscendo probabilmente i resti di un amico. Il cuoco gliele tolse di bocca e ce le mise di fronte. Jack disse: “Passo” – qualche volta gioca a euchre – e tutti a nostra volta passammo. Poi il cuoco mise nel forno un dolce di frumento largo e piatto, lo unse per bene con la salciccia e stava dirigendosi verso di noi, quando questo gli cadde per terra nel sudiciume. Lui allora lo raccolse, lo pulì sui calzoni e ce lo mise davanti. Jack disse: “Passo”. Tutti passammo. Mise a friggere delle uova in una padella e stette pensieroso a pulire con una forchetta dei pezzi di carne che aveva tra i denti. Quindi usò la stessa forchetta per girare le uova e ce la portò. Jack disse: “Di nuovo, passo”. Tutti lo seguimmo. Non sapevamo cosa fare, così ordinammo una nuova porzione di salcicce. Il cuoco tirò fuori il suo filo di ferro, vi arrotolò di nuovo una giusta dose di salcicce, si sputò sulle mani e ricominciò a lavorare. Questa volta rinunciammo tutti all’unisono. Pagammo e ce ne andammo via. Questo è tutto quello che ho imparato sul cibo turco. Una colazione turca è buona, senza dubbio, ma ha i suoi piccoli inconvenienti.

Twain, Mark. Innocents abroad. Hartford: American Pub. Co., 1881 (traduzione: I sapori del viaggio, RCS Libri, 2008)

Thicknesse Philip, Evitare il luogo da cui scrivo

Post-House, St. George, a sei leghe da Lione

Sono preciso nell’intestare questa lettera nella speranza che i viaggiatori inglesi possano evitare il luogo da cui scrivo, o fermandosi poco, o tenendosene lontani, dato che è la sola struttura del villaggio ad accogliere i viandanti, ed è la peggiore in cui mi sia imbattuto in tutto il viaggio.

Thicknesse, Philip. A year’s journey through France, and part of Spain. London: Printed for W. Brown, 1789 (traduzione: I sapori del viaggio, RCS Libri, 2008)

Burton Isabel, I turisti di Cook

I turisti di Cook erano arrivati e con loro passai più tempo possibile, andando a pranzo e a cena alla loro table d'hôte. Dovevano essere circa centottanta e mi assicurarono divertimento e insegnamenti a non finire. Arrivano in una città come locuste ed è un duro lavoro per noi habitués trovare cibo e alloggio durante la loro permanenza. Gli abitanti dicevano: "Ma hum Sayyahin: Hum Kukiyyeh", (questi non sono viaggiatori, sono Cookii); tuttavia non si può non lodare il signor Cook e la sua organizzazione. Dà la possibilità a migliaia di persone, che altrimenti starebbero a casa, di godere dell'éducation d'un voyage, e il viaggio è una necessità per "la nostra ristretta mentalità insulare". Aprirà al turismo paesi ora difficilmente accessibili; il gruppo di Cook non sarà maltrattato o depredato laddove un individuo da solo difficilmente riuscirebbe ad entrare. Il turismo crescerà invece di diminuire, e ogni anno si vedranno nuovi progressi.

Burton, Isabel. The Inner Life of Syria. London: Henry S. King & Co, 1875 (traduzione: Era meglio non partire, RCS Libri, 2008)

Mungo Park, La curiosità delle signore

La curiosità delle signore mi aveva dato molto fastidio sin dal mio arrivo a Benowm, e la sera del venticinque (non posso dire se su istigazione degli altri o spinte dalla loro incontenibile curiosità o, più semplicemente, per gioco) un gruppo di donne venne alla mia capanna, e mi fece chiaramente capire che lo scopo della visita era quello di accertarsi, con un vera e propria ispezione, se il rito della circoncisione si estendesse anche ai nazareni (cristiani) come era praticato dai seguaci di Maometto. Il lettore non avrà difficoltà a capire la mia sorpresa di fronte a questa inaspettata dichiarazione e, al fine di evitare l’esame proposto, pensai che fosse meglio trattare la faccenda in modo scherzoso. Feci loro osservare che nel mio paese, in casi come questi, non era abitudine dare una dimostrazione visiva, di fronte a tante bellissime donne, ma che se si fossero ritirate tutte salvo la giovane ragazza che indicai col dito (scegliendo la più giovane e bella), avrei soddisfatto, la sua curiosità. Le signore apprezzarono la burla e se ne andarono ridendo allegramente, la giovane fanciulla alla quale avevo accordato la mia preferenza (sebbene non si sia avvalsa del privilegio dell’ispezione) non sembrava in nessun modo dispiaciuta per il complimento, perché subito dopo mi mandò cibo e latte per la mia cena.

Mungo Park. The travels of Mungo Park. New York: J. M. Dent & co., E. P. Dutton & co., 1907 (traduzione: Era meglio non partire, RCS Libri, 2008)

Twain Mark, Gente calva

Secondo la tradizione, da queste parti c'è tanta gente calva perché il vento sradica i capelli dalla testa nel momento in cui si mettono a correre dietro i loro cappelli. Nei pomeriggi d'estate le strade di Carson presentano di rado un aspetto inattivo e pigro, perché si vedono sempre molti cittadini saltellare intorno ai loro cappelli in fuga, come tante donne di servizio che tentino di decapitare un ragno.

Twain, Mark. Roughing it. Toronto: Musson, 1899.

Blunt Anne, Locuste

Le locuste fanno ormai parte della nostra dieta quotidiana, e sono davvero eccellenti. Dopo averle provate in parecchi modi, siamo giunti alla conclusione che è meglio bollirle. Si devono staccare le lunghe saltellanti zampette e, tenendo le locuste per le ali, immergerle nel sale e mangiarle. Il sapore è più quello di un vegetale che di carne o pesce, non dissimile dal grano in Inghilterra, e per noi è un ottimo sostituto della verdura di cui abbiamo un gran bisogno.

Blunt, Anne. A Pilgrimage to Nejd, the Cradle of the Arab Race. London: J. Murray, 1881.

Jebb Louisa, Non ci mancava nulla

Tentai di ricordare che cosa volesse dire vivere nella civiltà, ma tutto quello che mi tornò alla mente fu come fosse stato difficile staccarmene. Mentre eravamo ancora lì, non sapevamo che cosa avremmo potuto volere altrove. Ma, una volta lontane, ogni difficoltà era scomparsa; d’improvviso ci sembrò che tutto accadesse naturalmente. Non ci mancava nulla di quello che ci eravamo lasciate alle spalle. E siccome era stato difficile distaccarcene quando ancora ci vivevamo, ora avevamo delle difficoltà a tornarci.

Jebb, Louisa. By Desert Ways to Baghdad and Damascus. London: T. F. Unwin, 1909.

Poussin Alexandre; Tesson Sylvain, Pourquoi partez-vous?

Pourquoi partez-vous? Nous demandait-on. Il y a plusieurs réponses possibles à la question de savoir ce qui nous pousse à faire le tour du monde à vélo : la réponse du poète, c’est l’appel de la route. La réponse du potache, c’est la soif de découverte. La réponse du torturé exprime son mal de vivre et son besoin de fuite. Les curieux qui s’interrogeaient sur nos motifs restaient sur leur faim.

Poussin, Alexandre, e Sylvain Tesson. On a roulé sur la terre. Paris: Pocket, 2008.

Marie Jérémy, Si je veux comprendre le monde

À l'approche de la frontière syrienne, la pression monte. Je ne connais de ce pays que les avis donnés par les médias. Je sais que j'arrive dans une zone souvent conflictuelle et, incosciemment, je m'attends à découvrir un territoire en état de siège permanent. C'est la première dictature dans laquelle je vais voyager, et je me demande bien ce que cela signifie vraiment. Pourtant, je me dois d'y aller. Ce n'est pas le moment de flancher. Si je veux comprendre le monde, je dois aussi et surtout passer par ce genre d'endroits.

Marie, Jérémy, e Frédéric Veille. Mon tour du monde en 1980 jours. [Saint-Victor-d’Épine]: City poche, 2015.

Marie Jérémy, Tour du monde en auto-stop

Ne croyez surtout pas qu’un matin je me suis levé en me disant que j’allais me lancer dans un tour du monde en auto-stop. Non, je crois que cette envie de voyager, de découvrir , de m’évader, je l’ai toujours eue en moi. À preuve, à l’âge de dix ans, je jouais déjà avec Coralie, ma sœur jumelle, à apprendre les capitales du monde. Comme nos deux chambres étaient voisines, elle venait parfois dans la mienne et nous prenions un atlas géographique. Alors commençait la grande interro :
- Burkina Faso ?
- Ouagadougou.
- Indonésie ?
- Jakarta.
- Syrie ?
- Téhéran. Ah non ! Damas !
Ces noms dégageaient une couleur, un exotisme dans mon esprit d’enfant. Ils ne voulaient rien dire, mais leurs tonalités résonnaient quand même comme des promesses de mondes à explorer.
Et puis, nous tournions les pages. Il y avait ces couleurs chatoyantes sur la carte des reliefs : jaune pour les déserts, vert pour les forêts, rouge pour les très hautes montagnes. Sur les cartes apparaissaient aussi des illustrations : gorilles au Congo, lamas au Pérou, kangourous en Australie. Ces illustrations de choses et d’endroits qui m’étaient tout à fait inconnus attisaient ma curiosité.

Marie, Jérémy, e Frédéric Veille. Mon tour du monde en 1980 jours. [Saint-Victor-d’Épine]: City poche, 2015.

Chichester Francis, I think a cruise is delightful

I think a cruise is delightful, and I have enjoyed a number, both as air-pilot and in sail. But it is not to be compared with racing, record-breaking, or doing something that has not been done before, for excitement, interest, sport, and the satisfaction of achievement. Those of you who have both raced and cruised know exactly what I mean; you have only to recall the excitement and sport and fatigue that you have had out of four hours racing compared with four hours of a leisurely sail. Sir Francis Chichester

Roberts, Gail. “Atlas of Discovery.” New York: Crown Publishers, 1973.

Tornano di moda i Globe Trotters; bella piaga!

I Globe Trotters, secondo la tradizione, sono dei lazzaroni i quali non avendo voglia di lavorare e sentendosi nati per la vocazione di vivere alle spalle del prossimo che lavora si mettono a fare il giro del Mondo e, nello stesso tempo, a prendere in giro il Mondo.

Percorrono 18 km sotto il sole ballando

Parigi, 14. Dove si fermerà la mania dei primati? Si è già avuto il giro del mondo a piedi, a cavallo, in vettura da piazza, in barca; sono stati percorsi 100 chilometri suonando il tamburo; sono stati percorsi 200 chilometri rotolando davanti a sé una botte. Ma il colmo sembra essere stato raggiunto da due uomini e due donne del nord della Francia. Questi quattro hanno compiuto la distanza che separa il loro villaggio dal capoluogo vicino, cioè circa 18 chilometri, ballando.

Preceduti da un'automobile che portava un grammofono con un altoparlante, i quattro hanno eseguito valzer, tanghi, rumba, sulla strada, sotto un sole così ardente che fondeva il catrame della pavimentazione. I quattro naturalmente, sono stati seguiti da un enorme codazzo di curiosi e all'ingresso in città sono stati accolti come trionfatori. Essi, infatti, hanno trionfato sulla stupidità umana.

Corriere del Ticino, 16 agosto 1933

Non fidatevi dei globetrotters

Il Dipartimento cantonale di Polizia ci prega di pubblicare: (com.) E' nostro dovere richiamare la attenzione della popolazione, ed in particolare degli automobilisti, sui pericoli che presenta quella corrente di ospiti-turisti sui generis che percorrono in questi giorni, particolarmente afosi, le nostre strade, sia a piedi, sia con svariati mezzi di fortuna. La maggior parte di essi è costituita da individui che, nella migliore delle ipotesi, si concedono un periodo di vacanza sproporzionato alle loro possibilità, consistenti talora in pochi franchi appena sufficienti per un vitto ridotto ai più ristretti termini. Anche se questa forma di turismo rappresenta sempre, in potenza, un pericolo, poiché il minimo incidente imprevisto provoca situazioni insostenibili (alle quali la polizia deve continuamente provvedere), intendiamo rispettare con larga tolleranza la libertà di gente umile ed onesta di approfittare della buona stagione per darsi ad un sano svago sportivo.