Tornano di moda i Globe Trotters; bella piaga!

Tornano di moda i Globe Trotters; bella piaga!

I Globe Trotters, secondo la tradizione, sono dei lazzaroni i quali non avendo voglia di lavorare e sentendosi nati per la vocazione di vivere alle spalle del prossimo che lavora si mettono a fare il giro del Mondo e, nello stesso tempo, a prendere in giro il Mondo.

Di quando in quando ce li vediamo arrivare in ufficio, questi insigni industriali del Dolce farnente; ben pasciuti e rubicondi come tanti Farforelli, vi raccontano che stanno facendo il giro del Mondo a piedi; vi mostrano un libro unto e bisunto come la tasca di un venditore di acciughe, pieno di timbri e di firme; vi pregano di firmare e poi… vi tirano la stoccatina.

I più discreti vi chiedono di comperare una cartolina con la loro più o meno interessante effigie; oppure un opuscolo, generalmente scritto in stile da Globe Trotters, vale a dire coi piedi; gli altri vi tirano la stoccatina in bianco, e vi chiedono qualche scudo per poter continuare il giro del Mondo.

Uno scudo di qui un paio di franchi di là; un pranzetto idem, questi giramondo finiscono con lo sbarcare il lunario e con finanziare lautamente la loro comoda e piacevole industria.

Girare il Mondo non è più una impresa eroica; con tanti mezzi di locomozione non si vede la necessità di allenarsi a girare il Mondo a piedi; può diventare un eroismo unicamente in rapporto alla eroica dose di sfacciataggine che occorre per presentarsi a dei galantuomini, a gente che lavora e dire "Sa, io mi diverto ad andare a spasso per il Mondo, vuole avere la cortesia di aiutarmi a far le spese della passeggiata?".

In quanto alla fatica è meno di quanto si creda che, in generale, questi Globe Trotters, il giro del Mondo a piedi lo fanno quasi tutto in automobile; domandare per credere agli innumerevoli automobilisti i quali si vedono arrestati in piena strada da certi tizi che domandano, gentilmente, di essere presi a bordo perché stanno facendo il giro del mondo a piedi, che vuol dire prendere in giro il Mondo coi piedi.

Gavroche, Corriere del Ticino, 23 luglio 1931