I migliori sapori da sperimentare in viaggio

I migliori sapori da sperimentare in viaggio

Viaggiare attraverso i sapori è un'avventura tanto sorprendente quanto esplorare paesaggi esotici e culture lontane. In questo articolo ci immergiamo in un viaggio culinario che va oltre i confini del convenzionale, scoprendo alcune delle ricette più singolari e, a volte, sconcertanti che l'Europa e il mondo hanno da offrire. Dalle delizie inaspettate che sfidano il palato a piatti tradizionali impregnati di storia e cultura, preparatevi a esplorare un universo di sapori che potrebbe sorprendervi, stuzzicarvi o addirittura sfidare le vostre idee sulla cucina. Dallo stufato di cervo islandese alla casu marzu sarda, ogni boccone è un racconto di tradizioni, innovazioni e, talvolta, di audaci sperimentazioni culinarie.

Le locuste fanno ormai parte della nostra dieta quotidiana, e sono davvero eccellenti. Dopo averle provate in parecchi modi, siamo giunti alla conclusione che è meglio bollirle. Si devono staccare le lunghe saltellanti zampette e, tenendo le locuste per le ali, immergerle nel sale e mangiarle. Il sapore è più quello di un vegetale che di carne o pesce, non dissimile dal grano in Inghilterra, e per noi è un ottimo sostituto della verdura di cui abbiamo un gran bisogno.
Blunt, Anne. A Pilgrimage to Nejd, the Cradle of the Arab Race. London: J. Murray, 1881.

Non mangerò mai più cibo turco. La cucina era allestita nella piccola sala da pranzo, vicino al bazar, e si apriva sulla strada. Il cuoco era sudicio e così pure il tavolo, privo di tovaglia. Il tizio prese parecchie salcicce, le arrotolò intorno a un filo di ferro e le mise a cuocere sul fuoco di carbonella. Quando furono pronte, le posò di lato e un cane si fece mestamente avanti e le assaggiò dopo averle dapprima annusate, riconoscendo probabilmente i resti di un amico. Il cuoco gliele tolse di bocca e ce le mise di fronte. Jack disse: “Passo” – qualche volta gioca a euchre – e tutti a nostra volta passammo. Poi il cuoco mise nel forno un dolce di frumento largo e piatto, lo unse per bene con la salciccia e stava dirigendosi verso di noi, quando questo gli cadde per terra nel sudiciume. Lui allora lo raccolse, lo pulì sui calzoni e ce lo mise davanti. Jack disse: “Passo”. Tutti passammo. Mise a friggere delle uova in una padella e stette pensieroso a pulire con una forchetta dei pezzi di carne che aveva tra i denti. Quindi usò la stessa forchetta per girare le uova e ce la portò. Jack disse: “Di nuovo, passo”. Tutti lo seguimmo. Non sapevamo cosa fare, così ordinammo una nuova porzione di salcicce. Il cuoco tirò fuori il suo filo di ferro, vi arrotolò di nuovo una giusta dose di salcicce, si sputò sulle mani e ricominciò a lavorare. Questa volta rinunciammo tutti all’unisono. Pagammo e ce ne andammo via. Questo è tutto quello che ho imparato sul cibo turco. Una colazione turca è buona, senza dubbio, ma ha i suoi piccoli inconvenienti.
Twain, Mark. Innocents abroad. Hartford: American Pub. Co., 1881.

C’è della trota? No. Pollo? No. Bistecche? No. Che cosa possiamo mangiare? Vitello e uova. I forestieri provenienti da Gastein avevano praticamente mangiato tutto il cibo della taverna di Berchtesgaden. Il vitello e le uova costituiscono la dieta principale dello stomaco tedesco: il vitello lesso grondante di grasso e senape e le orribili uova piene di burro e aglio. Puah! Per tutta la vita ricorderò l’insalata di uova che la cara Marie ha aggiunto ieri sera alla nostra cena e che ho assaggiato appena, per educazione, ma sono stata costretta a mandare giù in fretta con grosse sorsate di birra, come fosse calomelano. Pensavo di aver mangiato male in Italia, ma do senza dubbio alla Germania la palma della vittoria.
Hunt Jackson, Helen. Bits of travel. Boston: J.R. Osgood, 1874.

Arrivammo per tempo a Fyaukmyaung, o Kyoukmoung, o come volete chiamarlo, noto per essere stato uno o due anni fa saccheggiato dai briganti. Eravamo stanchi del solito riso e Lowe, nella sua ingenuità, suggerì una cena a base di pesce. L’idea era brillante, ma per poco non ci uccise tutti e tre. Avevamo mangiato zampe di rana in Francia e osservato con tranquillità il consumo di papaveri in Cina. Era quindi appropriato un pasto di nga-pee birmano.
Dopo che ci fummo ripresi dal nostro malessere, facemmo indagini sul modo in cui veniva preparato il cibo. Prima di tutto il pesce veniva pescato e messo a seccare al sole per tre giorni. Il pesce morto, ma che si muoveva ancora, veniva poi pestato con molto sale, e messo in un vaso di terracotta: quando si toglieva il coperchio, tutti, anche a otto chilometri di distanza, sapevano cosa c’era dentro.
Il nga-pee, me ne resi conto ben presto, era una prelibatezza che poteva essere apprezzata solo dai palati più raffinati. Il sapore è originale: è salato, quasi come burro rancido aromatizzato con formaggio di Linburg, aglio e olio di paraffina. L’odore è più interessante del sapore. Non passa inosservato.
Fraser, John Foster. Round the world on a wheel. London: Methuen & Co., 1899.

Dopo aver chiacchierato di svariati argomenti mi informai sulla biblioteca e chiesi se potevo visionarne il contenuto. L’agoumenos si dichiarò lieto di mostrarmi tutto quello che il monastero conteneva. “Ma prima” disse “desidero offrirvi qualcosa di squisito per colazione e per mostrarvi tutta la benevolenza che nutro per un ospite così illustre, lo preparerò con le mie mani e sarò presente mentre lo mangiate, perché è davvero un piatto delizioso che non viene offerto a chiunque”. “Bene” pensai “una buona prima colazione è un’ottima cosa”. La fresca aria di montagna e la buona notte di sonno mi avevano messo appetito, così espressi il mio ringraziamento per la gentile ospitalità dell’abate ed egli, sedendosi di fronte a me sul divano, procedette a preparare la sua ricetta. “Questo” disse presentando una bacinella poco profonda piena a metà di pasta bianca “è il principale e più gustoso ingrediente del famoso piatto: è composto da teste d’aglio triturate con un po’ di zucchero. Nell’impasto verso l’olio nelle dovute proporzioni, delle fettine di buon formaggio –sembrava che fosse del tipo bianco acido che assomiglia a quello chiamato in Italia meridionale caccia cavallo – e vari altri buoni condimenti. E adesso è pronto!” Rimestò quel gustoso pasticcio con un grande cucchiaio di legno sino a quando nella stanza, nel corridoio e nelle celle, al di là della collina e della valle non si sparse un aroma che non si può descrivere. “Ecco” disse l’agoumenos, spezzettando dentro alcuni pezzi di pane con le sue mani grandi e alquanto sporche “questo è un piatto degno di un imperatore! Mangiate, amico mio, mio illustre ospite, non siate timido. Mangiate. E quando avrete pulito la ciottola, andrete nella biblioteca e dovunque vogliate andare; ma non andrete da nessuna parte sino a quando non avrò avuto il piacere di vedervi rendere giustizia a questo cibo delizioso, che, ve lo assicuro, non troverete altrove”.
Ero estremamente turbato. Chi avrebbe mai immaginato un martirio così atroce? La mela acerba dell’eremita nella valle sottostante era niente, una quisquilia al confronto! Quando mai si è visto somministrare ad uno sfortunato bibliofilo una medicina come questa? Sarebbe stata sufficiente a convincere tuto il Roxburgh Club a non avere mai più a che fare con libri e biblioteche.
Curzon, Robert. Visits to monasteries in the Levant. London: John Murray, 1849.

Dopo che tutti gli invitati ebbero ordinato le pietanze, il cameriere si rivolse a Jacques: ‘Il solito?’‘Il solito, sì.’ Ostriche come antipasto, specificando che dovevano essere servite vive - qualcosa che sconcertava la maggior parte dei suoi ospiti stranieri. E poi lumache - le celebri escargots - e, dopo, cosce di rana fritte.Nessuno aveva il coraggio di imitare quella scelta – ed era proprio ciò che voleva. Si trattava una tattica di marketing.Gli antipasti arrivarono quasi subito. Quando vennero servite le ostriche, i commensali lo guardarono. Jacques spremette qualche goccia di limone sul primo mollusco, che scattò si contrasse, suscitando la sorpresa e lo sgomento degli invitati. Poi lo fece scivolare tra le labbra e lo inghiottì, prima di assaporare il liquido salato rimasto nella conchiglia.
Coelho, Paulo. Hippie. Milano: La nave di Teseo, 2018.

Sono sempre ben accolto negli accampamenti dei nomadi mauri dove mi fermo alla fine della giornata. Gli uomini prendono il latte dai cammelli, bevanda che ha un importante valore nutrizionale, indispensabile ai nomadi. Ci aggiungono dell'acqua e dello zucchero o, se ne hanno i mezzi, della coca cola!
Marthaler, Claude. Il canto delle ruote 7 anni in bicicletta intorno al mondo. Altre terre 15. Portogruaro: Ediciclo, 2008.

Europa

  • Francia: Interiora e zampetti di porco; stomaco di mucca; cervello e carne di cavallo; lumache; cosce di rana; canard à la presse ovvero anatra pressata con il sangue.
  • Spagna: Testicoli di toro.
  • Portogallo: Riso al sangue.
  • Italia: Stomaco di mucca lesso (Toscana); casu fràzigu (in italiano formaggio fradicio) o casu marzu (in italiano formaggio marcio), un formaggio sardo colonizzato dalle larve della mosca; ricci di mare crudi; sangue fritto; testine di agnello al forno.
  • Paesi scandinavi: Crêpe al langue, Surströmming, una specialità svedese composta da aringhe fermentate.
  • Islanda: Hákarl, carne di squalo fermentata ed essiccata.
  • UK: Black pudding, salciccia al sangue; Deep-fried pizza, specialità scozzese a base di pizza fritta; Haggis: altra specialità scozzese a base di cuore, polmoni e fegato di pecora bolliti nello stomaco insieme a farina d'avena.
  • Siberia: Carne o fegato crudo di renna, sangue di renna.

Resto del mondo

  • Giappone: Funazushi: carassio decomposto per 8 anni mangiato crudo.
  • Australia aborigena: Larve alla brace.
  • Bali: Libellula alla brace o lessa.
  • Cina: Cetriolo di mare; zuppa di nido d'uccello; zuppa di pene di capra; zuppa di zampe d'orso; drago, tigre e fenice, ovvero stufato di serpente, gatto e pollo; rana toro; zampe di pollo; uova 'centenarie'.
  • Corea del Sud: Stufato di cane o gatto.
  • Etiopia: Sangue fresco oppure coagulato e fritto.
  • Filippine: Balut:un uovo d'anatra con dentro un embrione in gestazione.
  • Giappone: Sashimi: pesce crudo; fugu: pesce palla velenoso; uni: uova di riccio di mare ritenute afrodisiache; inago: cavalletta fritta; semi: cicala fritta; sangi: baco da seta fritto; hachi-no-ko: larve di vespa lesse; natto: semi di soia fermentati con un forte odore di ammoniaca.
  • Hong Kong: Zampe di pollo; testicoli di tacchino.
  • Malaysia: Durian o durione un frutto spinoso dal gusto piacevole ma dall’odore molto pungente.
  • Messico: Formiche ricoperte di cioccolato.
  • Nigeria: Kanni: un bruco; larva di punteruolo di palma; larva di coleottero.
  • Sud America: Cavia fritta.
  • Thailandia: Filetti di coccodrillo con mostarda; cobra con vermi del bambù; rana di montagna.
  • Vietnam: Bistecca di armadillo; caffè ricavato dai chicchi vomitati dalla donnola: il caffè vomitato ha un gusto più forte e dolce del caffè normale.
  • Indonesia: caffè ricavato dai chicchi semi-digeriti ed espulsi dalla civetta di Sumatra.

Tsvetkov, Yanko, Jean-Loup Chiflet, e Christiane Courbey. Atlas des préjugés. Paris: Editions des Arènes, 2014.