Bryson Bill, Kibera

La mattina siamo andati in macchina fino a Kibera: una marea di tetti di lamiera che si estende per quasi due chilometri a sud della città, lungo il versante di una collina avvolta da nubi di vapore. Kibera è la più grande baraccopoli di Nairobi e probabilmente di tutta l'Africa. Nessuno ha idea di quante persone ci vivano. Non meno di settecentomila, forse un milione o anche di più. A Kibera ci sono almeno cinquantamila bambini orfani a causa dell'AIDS. Almeno un quinto degli abitanti è sieropositivo, ma la cifra potrebbe sfiorare il cinquanta per cento. Nessuno lo sa. Non vi è nulla di certo né di ufficiale su Kibera, inclusa la sua esistenza. Non compare su nessuna mappa. Esiste e basta.

Bryson, Bill. Diario africano. Parma: U. Guanda, 2003.

Ollivier Bernard, Solitudine

E sarò in grado di combattere gli oscuri abissi della solitudine che mi attende e di dominarne le delizie? E, soprattutto, saprò trarne profitto? Perchè questa solitudine non è una fuga, ma è una libera scelta. È una lavagna su cui scriverò il seguito. Un campo nel quale pianterò pensieri, spinosi o lisci, che sbocceranno pienamente soltanto al ritorno.
Ma chi dice che il ritorno sarà così certo? Mi lancio in questa avventura non senza qualche pensiero sulla mia morte.

Ollivier, Bernard. La lunga marcia. Milano: Feltrinelli Traveller, 2002.

Ollivier Bernard, Il viaggio a piedi

Il viaggio a piedi, in solitaria, pone l’uomo di fronte a se stesso, lo libera dal vincolo del corpo, dall’ambiente abituale che lo trattiene all’interno di una visione del mondo scontata, ragionevole e condizionata. I pellegrini si sentono quasi sempre cambiati dopo un cammino così lungo, proprio perché hanno trovato una parte di se stessi che forse non avrebbero mai scoperto senza quel lungo faccia a faccia. Ed è anche il motivo per cui bisogna privilegiare il cammino solitario, il che non impedisce di ritrovare con piacere gli amici ad ogni tappa. Qui sta il vantaggio che hanno su di me il pellegrino o il carovaniere sulla via della seta. La sera, con gli altri viandanti, anche se non condividono credenze, fatiche e scoperte, possono scambiare, paragonare sensazioni, stupori, sottoporre a critica le idee che hanno sviluppato durante il giorno.

Ollivier, Bernard. La lunga marcia. Milano: Feltrinelli Traveller, 2002.

Lapierre Dominique, Destino di uomo

Questo libro è il semplice diario di viaggio di un giovane europeo di diciotto anni sfuggito da poco alle minacce e alle privazioni della Seconda guerra mondiale, che parte alla scoperta del nuovo mondo. Certe descrizioni e molte delle riflessioni via via annotate in queste pagine potranno sembrare ingenue e perfino puerili. Ma il lettore di oggi accetti di seguirmi con indulgenza sulle strade del mondo, cercando di immaginare le condizioni di viaggio nell'estate del 1949, epoca alla quale risale il mio racconto. Un'epoca in cui gli aerei non attraversavano ancora l'Atlantico. Un'epoca in cui la televisione non aveva ancora cominciato ad avvicinare i popoli e a omologare usi e costumi. Un'epoca in cui perfino il telefono era un oggetto eccezionale. In tre mesi di lontananza non parlai mai al telefono con i miei genitori. Ma sono felice e fiero di dirlo: aprendomi le porte del mondo, stimolando la mia curiosità, costringendomi a superare le mie paure di adolescente, quel primo grande viaggio fu il più bel regalo che il cielo potesse offrirmi all'alba del mio destino di uomo.

Lapierre, Dominique. Un dollaro mille chilometri. Milano: il Saggiatore, 2003.

Le Breton David, La terra è rotonda

La terra è rotonda, e facendone tranquillamente il giro ci si ritrova un giorno al punto di partenza, già pronti per un altro viaggio. Quanti sono i sentieri, le strade, i villaggi, le città, le colline, i boschi, i mari, i deserti, tanti sono i percorsi per raggiungerli, sentirli, osservarli, per abbracciare la memoria nell’esultanza di essere in quel luogo. I sentieri, la terra, la sabbia, le rive del mare, perfino le pietre e il fango, sono a misura del corpo e del brivido di esistere.

Le Breton, David. Il mondo a piedi elogio della marcia. 6a ed. Milano: Feltrinelli, 2011.

Le Breton David, Cose essenziali

Viaggiare a piedi significa limitarsi all’uso delle cose essenziali. Il carico da portare deve essere ridotto all’osso: il minimo di indumenti e accessori, qualcosa per fare il fuoco e non morire di freddo, qualche strumento di segnalazione, del cibo, a volte delle armi, naturalmente dei libri. Ogni concessione al superfluo si paga in termini di fatica, di sudore, di rabbia. Camminare significa mettersi a nudo, scoprirsi in un faccia a faccia con il mondo.

Le Breton, David. Il mondo a piedi elogio della marcia. 6a ed. Milano: Feltrinelli, 2011.

Löfgren Orvar, Che cos’è un turista

“Che cos’è un turista?” si domandava l’autore svedese Carl Jonas Love Almqvist in una serie di resoconti giornalistici da Parigi nel lontano 1840. A quell’epoca la parola “turista” indicava un concetto ancora nuovo, importato dalla Gran Bretagna e circondato da un discreto alone di curiosità. Che cos’è un turista e come lo si diventa? Stava emergendo una nuova forma di consumismo, basata sull’idea di lasciare la casa e il lavoro alla ricerca di nuove esperienze, di piacere e di svago.

Löfgren, Orvar. Storia delle vacanze. Milano: B. Mondadori, 2001.

Onfray Michel, Come scegliere un luogo?

Ci troviamo immediatamente di fronte a uno strano paradosso: è il planisfero che appare minuscolo e il mondo vasto, o è vero l’inverso, ed è il planisfero che appare vasto mentre il mondo è minuscolo? Perché, confidando nella modernità dei trasporti, ogni luogo può essere ormai raggiunto in tempi molto decorosi, nonostante la sua natura e distanza. I luoghi anticamente più remoti (l’India di Marco Polo, l’Africa di René Caillié, l’Oriente di Nerval, l’Oceania di Bougainville) oggi possone essere raggiunti per vie d’accesso tracciate su mappe ormai definitivamente prive di chiazze bianche. Qualsiasi destinazione è diventata accessibile: è solo questione di tempo. In questo campo del possibile, come scegliere un luogo? E quale? A quale rinunciare? E per quali ragioni? Tra le combinazioni pensabili, quali prediligere e perché?

Onfray, Michel. Filosofia del viaggio poetica della geografia. Milano: Ponte alle Grazie, 2010.