Arrivammo per tempo a Fyaukmyaung, o Kyoukmoung, o come volete chiamarlo, noto per essere stato uno o due anni fa saccheggiato dai briganti. Eravamo stanchi del solito riso e Lowe, nella sua ingenuità, suggerì una cena a base di pesce. L’idea era brillante, ma per poco non ci uccise tutti e tre. Avevamo mangiato zampe di rana in Francia e osservato con tranquillità il consumo di papaveri in Cina. Era quindi appropriato un pasto di nga-pee birmano.
Dopo che ci fummo ripresi dal nostro malessere, facemmo indagini sul modo in cui veniva preparato il cibo. Prima di tutto il pesce veniva pescato e messo a seccare al sole per tre giorni. Il pesce morto, ma che si muoveva ancora, veniva poi pestato con molto sale, e messo in un vaso di terracotta: quando si toglieva il coperchio, tutti, anche a otto chilometri di distanza, sapevano cosa c’era dentro.
Il nga-pee, me ne resi conto ben presto, era una prelibatezza che poteva essere apprezzata solo dai palati più raffinati. Il sapore è originale: è salato, quasi come burro rancido aromatizzato con formaggio di Linburg, aglio e olio di paraffina. L’odore è più interessante del sapore. Non passa inosservato.
Fraser, John Foster. Round the world on a wheel. London: Methuen & Co., 1899 (traduzione: I sapori del viaggio, RCS Libri, 2008)