Bettinelli Giorgio, Apertura delle frontiere

Quando mi viene mostrata una camera al quarto piano, con la stessa atmosfera ministeriale della facciata e senza niente che possa giustificare il suo prezzo, decido che per 100 dollari a notte non vale la pena fermarsi lì e si può trovare di meglio e a meno, anche in un paese il cui governo sembra gradire soltanto un turismo di ricchi e far di tutto per scoraggiare l’ingresso di ‘orde’ di ragazzi con lo zaino sulle spalle e pochi soldi nel portafogli, come del resto sta succedendo in Nepal o in Buthan. Questa politica era senz’altro più vantaggiosa per i boss del ministero del Turismo e per i pochi operatori laotiani, ma nelle tasche della popolazione, della gente comune che continua ad avere un reddito pro capite trai più bassi al mondo, portava meno vantaggi di una strategia che contemplasse l’apertura delle frontiere a tutti, e non solo al turismo d’élite e agli uomini d’affari.

Bettinelli, Giorgio. In vespa : da Roma a Saigon. Milano: Feltrinelli, 2002.

Bettinelli Giorgio, Animaletti

Divido la stanza con due pakistani di Rawalpindi, accontentandomi di una branda all’ultimo piano dei letti a castello; la stanza è piccola e impregnata dell’odore acre di hashish, ma loro non ne fanno parola, certamente non fidandosi di me; così non chiedo niente e mi faccio invece raccontare del Beluchistan e del Punjab, che saranno le mie prossime destinazioni una volta uscito dal territorio iraniano. Quando spegniamo la luce e proviamo a dormire, nessuno riesce a chiudere occhio; tutti e tre cominciamo a rigirarci sulle brandine, bofonchiando imprecazioni e grattandoci come forsennati, perché i materassi sono pieni di bed-bugs, gli animaletti di cui fino a quella sera non conoscevo il nome in inglese pur avendone già sperimentato le punture in un paio di occasioni a Giava, e averli sempre chiamati, tra una grattata e l’altra, figli di puttana.

Bettinelli, Giorgio. In vespa : da Roma a Saigon. Milano: Feltrinelli, 2002.

Bettinelli Giorgio, Storie d'amore

Quando cinque giorni più tardi l’accompagno alla stazione degli autobus di Dogubeyazit, Ellis mi chiede per la prima volta di andare ad Amsterdam con lei, di rinunciare al mio viaggio. Siamo abbracciati così forte da farci mancare il respiro, e ho in gola il gusto di qualcosa che non riesco a spillarmi dagli occhi. Le rispondo di no.
Nelle storie d’amore c’è sempre una grande componente di egoismo; ma nelle storie d’amore che ci si nega c’è un egoismo ancora più grande. Ritorno in camera e annuso il suo cuscino. Poi mi ubriaco.

Bettinelli, Giorgio. In vespa : da Roma a Saigon. Milano: Feltrinelli, 2002.

Reese Chris, Ridiculous

Poverty crushes many a dream, and if nothing else I was poverty-stricken, with only a couple of hundred quid in the bank and rent to pay on a flat I didn’t want to give up. The trip was out of the question; out of the question that was, until the next trio to the pub. Sometimes the more ridiculous the idea gets the more desirable it becomes, and the idea had certainly become more ridiculous.

Reese, Chris. Captain & The Starter Monkey, 2017.

Hesse Hermann, Non siamo sani

Ma allora, che bisogno c’è di viaggiare e camminare? Nessuno, in effetti, se fossimo persone sane e colte. Ma poiché non lo siamo, il viaggiare ha molto da offrirci: fisicamente, per il fattore igienico dato dal cambio di luogo e clima, che sui nostri sensi ha un effetto stimolante; spiritualmente, per il fascino del confronto e del trionfo che scaturisce dall’adeguamento e dalla conquista. Forse c’è per ogni individuo un tipo di paesaggio nel quale si trova a proprio agio; alcuni, per esempio, non possono sopportare fisicamente il mare, o l’alta montagna, o la pianura. Ma è povero e da commiserare l’uomo per il quale ogni nuovo lembo di terra è estraneo e opprimente.

Hesse, Hermann. Camminare. Prato: Piano B, 2015.

Hesse Hermann, Cuore e sangue

Sì, la vera voglia di viaggiare non è niente di più e di meglio del pericoloso desiderio che consiste nel pensare temerariamente: di affrontare il mondo di petto, pretendere ogni spiegazione per tutto, uomini e avvenimenti. E una tale voglia non si placa con le carte geografiche né con i libri: vuole di più, pretende di più, occorre darle cuore e sangue.

Hesse, Hermann. Camminare. Prato: Piano B, 2015.

Palin Michael, Dromomania

The compulsive urge to travel is a recognised physical condition. It has its own word, dromomania, and I’m glad to say I suffer from it.

Palin, Michael. Around the World in 80 Days. London: Phoenix, 2009.

Bettinelli Giorgio, Ricordi

La British Columbia e lo Yukon sul filo dei ricordi, ritrovando luoghi e persone, impressioni e continuità, cambiamenti drastici e paesaggi immutati da millenni. Avevo già percorso la stessa strada in senso inverso, e adesso è piacevole fermarsi in posti che mi erano rimasti impressi nella mente e scattare le stesse fotografie dalle stesse angolature, corteggiare la memoria assecondando continui "richiami del cuore" che, per quanto mi sforzi di contenere nei limiti di una retorica non troppo svenevole, a volte mi emozionano e si accavallano senza coesione interna ai ricordi di Brasile e Australia, di Kenya e Birmania, di Iran e Bolivia, in un immutabile oggi zigzagante tra passato e futuro, in quattro viaggi sovrapposti come quattro pellicole proiettate simultaneamente, e non sai di preciso dove finiscano i contorni di un'immagine e dove comincino quelli di un'altra.

Bettinelli, Giorgio. Brum brum: 254.000 chilometri in Vespa. Milano: Feltrinelli traveller, 2002.