Cougnet Alberto, Globetrotters d'inizio Novecento

In questi ultimi tempi la falange dei pedestriani s'accrebbe di un certo numero di camminatori attraverso il mondo, detti impropriamente globe-trotters. Alcuni di costoro viaggiano pedestremente, senza un soldo, cercando la sussistenza dalle risorse della loro genialità, sia dando conferenze, come Gustavo Koegel, sia vendendo cartoline col loro ritratto, come Maximor (1) e Kiraly, sia procurando ai colleghi della stampa il materiale per un diario del loro viaggio che ottengono di fare stampare, per rivendere in seguito, aumentandolo progressivamente. Alcuni, come l'artista drammatico francese E. Brunet, danno delle rappresentazioni, dove declamano poesie o leggono squarci d'autori.

Kieran Dan, Blackpool, Inghilterra

Questa specie di località turistica è peggiorata sempre più da quando ci andai la prima volta negli anni Settanta. L'unica ragione per portarsi secchiello e paletta sulla spiaggia di Black-pool è per raccogliere la cacca dei cani e i preservativi usati, prima di sedersi. Non riesco proprio a capacitarmi di come ci si possa divertire in quel posto orrendo. A meno che la famosa vacanza inglese non consista esclusivamente nel bersi trenta pinte di birra, vomitare su qualsiasi cosa si muova, prendere a pugni chiunque si avvicini a meno di tre metri, cagare sulla pensilina dell'autobus, e infine beccarsi una schifosa infezione da una puttana incontrata su un pullman diretto a Grimsby.

Kieran, Dan, Cinquanta vacanze orrende: storie di viaggi infernali. Torino: Einaudi, 2008.

Kieran Dan, Paolem, India

Ero decisa a trascorrere le mie meritate vacanze leggendo e facendo yoga sulla meravigliosa spiaggia di Paolem a Goa. Appena arrivata mi sistemai in un bungalow molto carino e passai il resto della giornata a chiacchierare con quelli del posto, dei tipi incredibilmente socievoli. Per cena mangiai uno dei migliori curry della mia vita, innaffiato da un lassi dolcissimo. Ero stato invitata a un party sul tetto di una casa, ma ero appena arrivata e soffrivo ancora di jet leg, perciò ringraziai i miei nuovi amici e me ne tornai nel bungalow. Mi svegliai a mezzanotte, sentendo un vago brontolio nello stomaco. Nel giro di dieci minuti il brontolio era diventato gorgoglio e dopo poco il gorgoglio era un'agonia lancinante. Mi trascinai fino al «bagno» ma sbagliai la mira. Nella fretta non riuscii a centrare il buco fetido scavato nel pavimento che serviva da wc. Però il dolore era diminuito, e ne ero così felice che non mi importava di aver spruzzato di merda il pavimento e le mie stesse gambe. Cercai di ripulire al meglio il casino che avevo combinato, pensando di scappare di nascosto all'alba. Tornai a letto sentendomi una vera viaggiatrice, e stavo per addormentarmi quando il gorgoglio ricominciò. Questa volta feci in tempo ad arrivare al buco, accucciandomi come un cane e scossa dai brividi, e mentre mi apprestavo a far uscire un po' di liquami puzzolenti, ecco che cominciai pure a vomitare il resto del curry. Dopo diversi viaggi tra il letto e il bagno mi arresi, e decisi di starmene distesa sul pavimento, tutto sudata e tristissima. Restai li per tutto il resto della notte, e ogni dieci minuti qualcosa usciva dal mio corpo, da sopra e da sotto. La mattina dopo, debole e completamente disidratata cercai di tirarmi su e farmi una doccia, di cui avevo davvero bisogno. Litigai per un po' con il docciatore, non vedevo l'ora di togliermi da dosso la puzza. A un certo punto svitai tutto e immediatamente fui investita da un getto di liquami della fogna. Pare che a Paolem ci siano i tramonti più belli dell'India, ma io non ne ho visto neanche uno. La diagnosi della Lonely Planet fu «dissenteria» e rimasi in questo stato per tutto il resto della vacanza. Forse non ci crederete, ma c'è di peggio. Poco prima di ripartire un tipo che vendeva pietre preziose mi ha fregato, ripulendomi di 200 sterline (273 euro). Sono tornata a casa magra come un chiodo e senza un soldo.

Kieran, Dan. Cinquanta vacanze orrende: storie di viaggi infernali. Torino: Einaudi, 2008.

Kieran Dan, West Papua, Indonesia

Gli antropologi sono convinti che uno dei pochi posti rimasti sulla terra dove ancora esistono popoli mai venuti in contatto con la civiltà occidentale sia West Papua, in Indonesia. La Papua Adventures, fondata da Kelly Woolford, offre vacanze «First Contact» di tre settimane in loco: «un'immersione totale nel mondo dell'esplorazione». Tuttavia andare alla ricerca di tribù primitive a centinaia di chilometri dalla civiltà può essere piuttosto pericoloso. Un turista, giornalista della rivista «Outside», racconta di aver inciampato in un serpente a sonagli (uno dei più velenosi al mondo), di essere stato inseguito da aborigeni urlanti e infine di aver dovuto attraversare a nuoto un fiume infestato dai coccodrilli per sfuggire alle frecce scagliate dalla tribù. Ma molti autorevoli antropologi hanno sollevato dubbi sull'autenticità delle spedizioni organizzate da Woolford, e uno di loro è arrivato a dichiarare: «Secondo me è tutto finto». Woolford respinge ogni accusa, invita gli scettici a partecipare a uno dei suoi viaggi nella giungla e giudicare da sé.

Kieran, Dan, and Mondadori. Cinquanta vacanze orrende: storie di viaggi infernali. Torino: Einaudi, 2008.

Kieran Dan, Inganni fallici

Per dodici anni l'attrazione principale della città di Chucuito in Perù è stato un enorme fallo di pietra, alto più di un metro e mezzo. Si diceva fosse un antico monumento alla fertilità degli Inca. Milioni di turisti e di donne senza figli si sono fatti fotografare lì davanti, solo per scoprire più tardi che si trattava di un falso. A quanto pare la popolazione locale aveva costruito il finto monumento per far accorrere i turisti.

Kieran, Dan, and Mondadori. Cinquanta vacanze orrende: storie di viaggi infernali. Torino: Einaudi, 2008.

Kieran Dan, Cornwell Inghilterra

Durante le vacanze estive del mio primo anno di università andai a Cornwell, dove ero stato invitato da una ragazza che viveva nel mio stesso residence studentesco, il tipo di ragazza con la quale mi sarebbe piaciuto avere una relazione del sesto grado; così, nell'entusiasmo del primo anno di libertà dalla famiglia, ero sicuro che sarebbe stata una settimana di sesso disinibito a volontà, magari sulla spiaggia.
Il viaggio in treno fu interminabile, comunque molto più lungo del previsto, però mi tenevano compagnia le fantasie erotiche sempre più complicate che avevo in testa, e non mi annoiai. Arrivato alla stazione di Cornwell mi venne incontro la ragazza con il suo fidanzato, un tipo con la barba e la giacca nera di pelle, che aveva qualcosa a che fare con le armi nucleari della Marina. Mi accompagnarono a casa della madre di lei, e li mi presentarono il fratello minore, un vegetariano con la faccia incazzata, che parlava l'esperanto e aveva appena confessato ai genitori di essere gay. Fu a quel punto che capii il perfido piano della tipa: pensando che anche io fossi gay, mi aveva invitato a casa per farmi conoscere il fratello e magari farci mettere insieme. La madre mi confidò che l'aveva appena visto in bagno mentre si provava un nuovo tanga. E mi fece pure l'occhiolino. Passai una settimana orribile, a visitare i posti turistici strizzato tra due uomini sul retro di una Datsun Sunny. Mi venne la stitichezza.

Kieran, Dan, and Mondadori. Cinquanta vacanze orrende: storie di viaggi infernali. Torino: Einaudi, 2008.

Kieran Dan, Cuba tutto compreso

Per mesi avevo atteso con impazienza la settimana di vacanza «tutto compreso» da trascorrere con due amici. Sette giorni sdraiati sulla spiaggia; a fumare sigari e a visitare la Avana dei locali notturni... Mmmh, non proprio.
Arrivammo in hotel e subito ci fu consigliato di rimanere all'interno del complesso alberghiero per l'intera durata del soggiorno, e di non avventurarci per nessuna ragione nel paese fuori di li. E già questo era piuttosto lontano dalle vecchie Cadillac scolorite che avevano percorso le strade della mia immaginazione. Venne fuori che come al solito la brochure ci aveva ingannato, e che ci trovavamo a chilometri di distanza dall'Avana. L'hotel aveva una spiaggia privata, con una recinzione sorvegliata da guardie armate che impedivano l'accesso agli abitanti del luogo.
Un po' allarmato dalla presenza delle guardie chiesi a un barman perché si trovavano li. «Per evitare che i locali vi molestino chiedendovi continuamente soldi, rovinandovi la vacanza», rispose. Bello stare in vacanza dalla parte dell'apartheid economico. Non mi ricordo affatto che se ne facesse menzione nella brochure pubblicitaria. Passai il resto della vacanza soverchiato dal senso di colpa e di disprezzo per me stesso. Devo dire che fu un chiaro esempio di «occidentale in vacanza che vive come un re con tutto il cazzo di denaro estorto alle nazioni in via di sviluppo dal suo paese, il quale ha inventato il protezionismo commerciale e lo sfruttamento, il cosiddetto "libero mercato"».
Per dio, quella vacanza mi ha trasformato in un fottuto hippy, e questo di sicuro sulla brochure non c'era scritto...

Kieran, Dan, and Mondadori. Cinquanta vacanze orrende: storie di viaggi infernali. Torino: Einaudi, 2008.

Kieran Dan, Crociera alle Bahamas

Fui costretto ad andare in vacanza con tutta la famiglia in Florida per incontrare il nuovo fidanzato di mia sorella. Non è che siamo così affezionati, ma era il Giorno del Ringraziamento, la scuola era chiusa e mi dissi, «Ma sì, chi se ne frega».
Il secondo giorno qualcuno ebbe la grande idea di fare una gita alle Bahamas. Arrivammo presto al traghetto, e ci diedero una colazione schifosa. Mentre la nave si staccava dalla banchina notai con la coda dell'occhio una donna in difficoltà. Era sulla settantina e cercava di tenere in equilibrio un vassoio con sopra delle uova mal cotte e del caffè. Mi voltai verso di lei, chiedendomi se non fosse il caso di andarle in aiuto, ma prima che potessi alzarmi in piedi la donna era già scivolata per una quindicina di metri sul ponte, atterrando sulla faccia. Fu allora che mi resi conto che eravamo a circa un chilometro dalla costa, e il mare era già piuttosto agitato. Io e il mio futuro cognato, chiamiamolo Steve, decidemmo per prudenza di spostarci fuori, sul ponte, vicino alle ringhiere. Trovammo un posto fantastico vicino a uno dei solarium, e cercammo di non pensare al movimento su-giù della nave: calma piatta per un attimo e onde continue subito dopo. Improvvisamente il vento aumentò parecchio e uno spruzzo gigante ci investì entrambi. All'inizio non avevo capito che cosa era successo, poi mi accorsi che il povero Steve aveva la colazione semidigerita di qualcun altro sui capelli, e che la mia camicia era coperta di bile puzzolente. Da li in avanti le cose andarono sempre peggio, e nel giro di un'ora stavamo male tutti quanti. Le ringhiere erano prese d'assalto da passeggeri che vomitavano in mare. Decisi di avventurarmi all'interno. Errore gigantesco: le uniche persone che stavano sotto coperta erano i passeggeri troppo malati, vecchi e incapaci di uscire. Persino l'equipaggio vomitava nei bagni, li ripuliva un po', per poi rivomitarci dentro. Il vomito praticamente ricopriva tutti i corridoi e si spostava a ondate.
Era decisamente troppo per me, mi rassegnai al mio destino, e tornai alla ringhiera. Mi sistemai accanto a una famiglia e svuotai il contenuto del mio stomaco parecchie volte in mare. E non prendo parte spesso alle attività di gruppo. Dopo un'ora così, con i muscoli dello stomaco contratti, decisi di raggiungere il resto della mia famiglia. Cercai per un bel po', ma non è facile distinguere una persona che vomita accartocciata alla ringhiera di una nave da un'altra. Finalmente ritrovai mia madre. Era riuscita ad afferrare un cestino delle immondizie e a monopolizzarlo per suo uso personale. Era pieno per metà, mi augurai solo che non fosse tutta roba sua.
Alla fine arrivammo a Nassau, e fu un paradiso poter posare i piedi a terra. Il tempo passò velocemente e molto presto ci ritrovammo all'imbarco per il viaggio di ritorno, che grazie a Dio fu normale.

Kieran, Dan, and Mondadori. Cinquanta vacanze orrende: storie di viaggi infernali. Torino: Einaudi, 2008.