Coelho Paolo, Sentiero hippie

E nacque un altro sentiero hippie, un itinerario che conduceva dall’Olanda, da Amsterdam, fino in Nepal, a Kathmandu. Il biglietto del pullman costava meno di cento dollari e consentiva di percorrere paesi molto interessanti: Turchia, Iraq, Iran, Afghanistan, Pakistan e alcune aree dell’India (debitamente lontane dal tempio di Maharishi). Il viaggio durava tre settimane e affrontava un numero considerevole di chilometri.

Coelho, Paulo. Hippie. Milano: La nave di Teseo, 2018.

Coelho Paolo, Ostriche

Dopo che tutti gli invitati ebbero ordinato le pietanze, il cameriere si rivolse a Jacques: ‘Il solito?’‘Il solito, sì.’ Ostriche come antipasto, specificando che dovevano essere servite vive - qualcosa che sconcertava la maggior parte dei suoi ospiti stranieri. E poi lumache - le celebri escargots - e, dopo, cosce di rana fritte.Nessuno aveva il coraggio di imitare quella scelta – ed era proprio ciò che voleva. Si trattava una tattica di marketing.Gli antipasti arrivarono quasi subito. Quando vennero servite le ostriche, i commensali lo guardarono. Jacques spremette qualche goccia di limone sul primo mollusco, che scattò si contrasse, suscitando la sorpresa e lo sgomento degli invitati. Poi lo fece scivolare tra le labbra e lo inghiottì, prima di assaporare il liquido salato rimasto nella conchiglia.

Coelho, Paulo. Hippie. Milano: La nave di Teseo, 2018.

Stevenson Robert Louis, Viaggio

Viaggio
Vorrei andare alle Terre del Moro
dove nascono le mele d’oro,
e sotto cieli azzurri e soli gialli
ondeggia l'isola dei pappagalli,
e Robinson Crusoe fa le barchette
coi cacatoa e con le caprette,
e sotto un sole caldo, abbacinante,
città orientali, in un luogo distante
sorgono tra le sabbie e nei segreti
delle moschee, degli alti minareti,
e ricche merci straniere e locali
vendono nei bazar genti orientali,
dove la Gran Muraglia cinge la Cina,
da una parte il deserto preme e confina,
dall'altra cimbali, voci e tamburi
nelle città fan risuonare i muri.
E poi torride foreste infuocate
più vaste del Galles e alte esagerate,
e palme di cocco con le scimmie a nanna
mentre il negro dorme nella capanna,
e il coccodrillo dalla ruvida crosta
sonnecchia nel Nilo e intanto si apposta,
e il rosso fenicottero vola ben raso
prendendo i pesci che gli vengono a naso,
e nella giungla, vicine e lontane,
nascoste e in ascolto nelle umide tane
tigri con molti uomini sulla coscienza
stanno in agguato alla pura presenza
del cacciatore o del buon cittadino
che avanza ignaro sul suo palanchino.
Lì, tra le sabbie del deserto assolate
sorgono antiche città abbandonate.
E tutti i bambini, pezzenti e sovrani,
divennero adulti in tempi lontani.
Non l'eco di un passo, nessuno in cammino,
il grido di un topo, un uccello, un bambino,
e quando la notte dolcissima scende
non un barlume di luce l’accende.
Da grande ci andrò, ne sono certo,
in groppa a un cammello nel deserto,
accenderò un fuoco nel buio tenebroso
di un antico salone polveroso,
e guarderò le pitture sui muri,
feste, battaglie, eroi forti e puri,
e troverò in un angolo un po' fuori mano
gli antichi giochi di un bambino egiziano.

Stevenson, Robert Louis. Il mio letto è una nave. Feltrinelli Editore, 2010.

Stevenson Robert Louis, In riva al mare

In riva al mare
Quand’ero laggiù in riva al mare
mi diedero una vanga per scavare
che aveva il manico di legno.
Ogni buca era vuota, una scodella,
ma il mare che sale, riempie e livella,
finché non giunge più e non lascia segno.

Stevenson, Robert Louis. Il mio letto è una nave. Feltrinelli Editore, 2010.

Bettinelli Giorgio, Ripartire

L’atlante è aperto a metà. Su una pagina c’è la mappa politica delle tre Americhe, sull’altra sono riportati i dati statistici e le bandierine di ogni paese. Il problema di Tim sembra riguardare gli stati dell’America Centrale, che sono stampati troppo in piccolo perché lui possa leggerne bene i nomi. Io cerco di aiutarlo, e Kyu mi traduce le sue domande.
Ma all’improvviso vengo distratto da un pensiero, e non riesco più a capire le parole di Kyu, non riesco più a sentire quelle di Tim.
Con un dito comincio a seguire i contorni della costa dell’Oceano Pacifico, dall’Alaska, giù giù fino al Cile e a quella macchiolina mezza verde e mezza rosa che dovrebbe rappresentare la Terra del Fuoco.
M’immagino sulla Vespa tra le distese di ghiaccio e gli eschimesi, tra le foreste del Canada e le praterie degli Stati Uniti, tra le piramidi del Messico… Giù, giù: il Canale di Panama, la Colombia. M’immagino scalare le marce e arrampicarmi sulle Ande, attraversare i deserti della costa peruviana; poi ancora giù, fino a Santiago e allo Stretto di Magellano, fino a quella macchiolina di due colori… Stringo forte le palpebre, ho la pelle d’oca sulle braccia e mi sento attraversare da un brivido che avevo imparato a riconoscere.
La mamma di Kyu versa il tè nelle tazzine di porcellana azzurra.
Ero arrivato a Saigon soltanto il giorno prima, e già volevo ripartire.
Da Anchorage, Alaska.

Bettinelli, Giorgio. In vespa : da Roma a Saigon. Milano: Feltrinelli, 2002.

Bettinelli Giorgio, Apertura delle frontiere

Quando mi viene mostrata una camera al quarto piano, con la stessa atmosfera ministeriale della facciata e senza niente che possa giustificare il suo prezzo, decido che per 100 dollari a notte non vale la pena fermarsi lì e si può trovare di meglio e a meno, anche in un paese il cui governo sembra gradire soltanto un turismo di ricchi e far di tutto per scoraggiare l’ingresso di ‘orde’ di ragazzi con lo zaino sulle spalle e pochi soldi nel portafogli, come del resto sta succedendo in Nepal o in Buthan. Questa politica era senz’altro più vantaggiosa per i boss del ministero del Turismo e per i pochi operatori laotiani, ma nelle tasche della popolazione, della gente comune che continua ad avere un reddito pro capite trai più bassi al mondo, portava meno vantaggi di una strategia che contemplasse l’apertura delle frontiere a tutti, e non solo al turismo d’élite e agli uomini d’affari.

Bettinelli, Giorgio. In vespa : da Roma a Saigon. Milano: Feltrinelli, 2002.

Bettinelli Giorgio, Animaletti

Divido la stanza con due pakistani di Rawalpindi, accontentandomi di una branda all’ultimo piano dei letti a castello; la stanza è piccola e impregnata dell’odore acre di hashish, ma loro non ne fanno parola, certamente non fidandosi di me; così non chiedo niente e mi faccio invece raccontare del Beluchistan e del Punjab, che saranno le mie prossime destinazioni una volta uscito dal territorio iraniano. Quando spegniamo la luce e proviamo a dormire, nessuno riesce a chiudere occhio; tutti e tre cominciamo a rigirarci sulle brandine, bofonchiando imprecazioni e grattandoci come forsennati, perché i materassi sono pieni di bed-bugs, gli animaletti di cui fino a quella sera non conoscevo il nome in inglese pur avendone già sperimentato le punture in un paio di occasioni a Giava, e averli sempre chiamati, tra una grattata e l’altra, figli di puttana.

Bettinelli, Giorgio. In vespa : da Roma a Saigon. Milano: Feltrinelli, 2002.

Bettinelli Giorgio, Storie d'amore

Quando cinque giorni più tardi l’accompagno alla stazione degli autobus di Dogubeyazit, Ellis mi chiede per la prima volta di andare ad Amsterdam con lei, di rinunciare al mio viaggio. Siamo abbracciati così forte da farci mancare il respiro, e ho in gola il gusto di qualcosa che non riesco a spillarmi dagli occhi. Le rispondo di no.
Nelle storie d’amore c’è sempre una grande componente di egoismo; ma nelle storie d’amore che ci si nega c’è un egoismo ancora più grande. Ritorno in camera e annuso il suo cuscino. Poi mi ubriaco.

Bettinelli, Giorgio. In vespa : da Roma a Saigon. Milano: Feltrinelli, 2002.

Hesse Hermann, Non siamo sani

Ma allora, che bisogno c’è di viaggiare e camminare? Nessuno, in effetti, se fossimo persone sane e colte. Ma poiché non lo siamo, il viaggiare ha molto da offrirci: fisicamente, per il fattore igienico dato dal cambio di luogo e clima, che sui nostri sensi ha un effetto stimolante; spiritualmente, per il fascino del confronto e del trionfo che scaturisce dall’adeguamento e dalla conquista. Forse c’è per ogni individuo un tipo di paesaggio nel quale si trova a proprio agio; alcuni, per esempio, non possono sopportare fisicamente il mare, o l’alta montagna, o la pianura. Ma è povero e da commiserare l’uomo per il quale ogni nuovo lembo di terra è estraneo e opprimente.

Hesse, Hermann. Camminare. Prato: Piano B, 2015.

Hesse Hermann, Cuore e sangue

Sì, la vera voglia di viaggiare non è niente di più e di meglio del pericoloso desiderio che consiste nel pensare temerariamente: di affrontare il mondo di petto, pretendere ogni spiegazione per tutto, uomini e avvenimenti. E una tale voglia non si placa con le carte geografiche né con i libri: vuole di più, pretende di più, occorre darle cuore e sangue.

Hesse, Hermann. Camminare. Prato: Piano B, 2015.