22 Novembre 1907, Varanasi, India
Oggi è stata una delle giornate più difficili del mio viaggio attraverso l'India. Mi trovo a Varanasi, la città sacra sulle rive del Gange, un luogo dove ogni strada e ogni vicolo sembrano raccontare storie millenarie. Eppure, nonostante l'atmosfera magica e i colori vivaci, mi sono sentita incredibilmente sola.
La giornata è iniziata presto, con il suono dei canti e delle preghiere che si levavano dalla riva del fiume. Sono uscita dal mio alloggio, un piccolo ostello vicino ai ghat, e mi sono diretta verso il fiume. La vista era spettacolare: migliaia di persone immerse nelle loro abluzioni mattutine, i colori dei sari che si riflettevano nell'acqua sacra, e il fumo degli incensi che creava una leggera foschia.
Ho camminato lungo i ghat, cercando di assorbire l'energia del luogo, ma mi sentivo un'estranea in questo mondo così diverso dal mio. La solitudine mi ha colpito con forza e ho iniziato a sentire il peso della distanza da casa. Mi mancavano le persone care e il senso di familiarità che avevo lasciato dietro di me.
Nel pomeriggio, ho deciso di visitare uno dei tanti templi della città. Il traffico e la confusione delle strade erano opprimenti, e ho dovuto fare attenzione a non essere travolta dalla folla. Quando sono arrivata al tempio, ho trovato un luogo di pace e riflessione, ma la mia mente era troppo agitata per apprezzarlo appieno.
Ho incontrato un gruppo di pellegrini che mi hanno invitato a unirsi a loro per la cena. Il pasto era semplice ma delizioso: riso, dhal e chapati. Nonostante la loro calorosa ospitalità, non riuscivo ad allontanare il senso di isolamento che provavo. Le conversazioni erano difficili a causa delle barriere linguistiche, e mi sentivo ancora più estranea.
In serata sono tornata al fiume. Mi sono seduta su una delle gradinate e ho osservato il sole calare dietro gli edifici antichi, che assumevano progressivamente tinte pastello di arancione e rosa. La vista era di grande impatto, ma il mio cuore era pesante. Ho iniziato a dubitare del mio viaggio, chiedendomi se fosse stata una buona idea intraprendere questa avventura da sola.
Quando la notte è calata, le luci delle lampade a olio hanno illuminato la riva del fiume, creando un'atmosfera quasi surreale. I canti e le preghiere sono ripresi e mi sono ritrovata a piangere in silenzio, nascosta nell'ombra. La bellezza del momento era struggente, ma mi sentivo più lontana da casa che mai.
Sono tornata al mio ostello e mi sono ritirata nella mia piccola stanza. Ho scritto nel mio diario, cercando di mettere ordine nei miei pensieri e trovare un senso alla mia solitudine. Questo viaggio è stato un sogno a lungo coltivato, ma oggi ho capito quanto possa essere difficile affrontare le sfide emotive che comporta. Domani è un nuovo giorno e spero di trovare la forza di continuare il mio viaggio con un cuore più leggero. La strada davanti a me è lunga e so che ci saranno difficoltà da affrontare, ma confido che troverò anche momenti di gioia e connessione che mi ricorderanno perché ho iniziato questa avventura.
Questo testo è stato in gran parte elaborato con l'ausilio dell'intelligenza artificiale. Sulla base di alcune decine di resoconti di viaggio pubblicati tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, l’intelligenza artificiale ha creato dei diari di viaggiatori immaginari, con l’idea di focalizzare su aspetti e temi particolari, come le difficoltà concrete incontrate da donne e uomini in luoghi sconosciuti.