5 Agosto 1922, Iran
Questa mattina, il sole sorgeva in un cielo limpido e azzurro, promettendo una giornata calda. Avevo pianificato di attraversare una parte delle montagne iraniane sulla mia fidata motocicletta. La strada serpeggiava tra valli verdeggianti e colline aride, offrendo panorami mozzafiato a ogni curva.
Dopo un'ora di guida, la tranquillità del viaggio è stata bruscamente interrotta da un suono sordo proveniente dalla ruota posteriore. Mi sono fermata sul ciglio della strada, per scoprire che lo pneumatico posteriore era completamente sgonfio. Un taglio netto nel battistrada rivelava la causa del problema: un frammento di vetro nascosto tra i sassi della strada.
Sapevo che riparare lo pneumatico sarebbe stato un compito arduo sotto il sole cocente. Ho estratto il mio kit di riparazione e ho iniziato a lavorare con pazienza. Ogni tanto, passava qualche abitante del posto a cavallo o a piedi, osservandomi con curiosità e offrendo assistenza in lingua persiana. Un uomo di mezza età mi ha addirittura lasciato la ruota della sua moto. Nonostante le difficoltà, il calore umano di queste persone mi ha dato la forza di continuare.
Dopo quasi due ore, la riparazione era finalmente completata. Ho testato lo pneumatico e, con sollievo, ho visto che teneva bene. Mi sono rimessa in sella, decisa a raggiungere il villaggio più vicino per un controllo più approfondito e per riposarmi un po'.
Il villaggio di Kacha Khuh era un'oasi di pace. Le case di fango e paglia offrivano ombra e frescura. Ho trovato una piccola locanda dove il proprietario, un uomo anziano con una folta barba bianca, mi ha accolto calorosamente. Mi ha offerto tè e pane fresco e, mentre bevevo, mi ha raccontato storie di altri viaggiatori che avevano attraversato quella regione, un evento tutt’altro che comune.
Dopo aver riposato, sono uscita per esplorare il villaggio. La gente del posto era gentile e curiosa, soprattutto i bambini che mi seguivano ovunque andassi, affascinati dalla mia motocicletta. Ho scoperto che la locanda aveva una piccola officina e il proprietario, con un grande sorriso, ha insistito per controllare la mia moto.
Con lo pneumatico riparato e la moto in buone condizioni, ero pronta a riprendere il viaggio. Ho salutato il mio nuovo amico e ho promesso di tornare un giorno. Ripartendo, il paesaggio sembrava ancora più bello e sereno. La strada davanti a me si allungava come un nastro infinito, promettendo nuove avventure e incontri arricchenti.
Questa giornata, nonostante le difficoltà, si è rivelata un'esperienza preziosa. Le sfide incontrate mi hanno ricordato l'importanza della resilienza e della gentilezza degli sconosciuti. Ogni viaggio ha le sue difficoltà, ma sono questi momenti che rendono l'avventura memorabile e degna di essere raccontata.
Questo testo è stato in gran parte elaborato con l'ausilio dell'intelligenza artificiale. Sulla base di alcune decine di resoconti di viaggio pubblicati tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, l’intelligenza artificiale ha creato dei diari di viaggiatori immaginari, con l’idea di focalizzare su aspetti e temi particolari, come le difficoltà concrete incontrate da donne e uomini in luoghi sconosciuti.