Una giornata di pioggia a Istanbul
Immagine elaborata con Dall-e

Una giornata di pioggia a Istanbul

12 Ottobre 1935, Istanbul

La giornata è iniziata con il suono della pioggia che batteva sui tetti delle case. Ero a Istanbul, una città che già conoscevo per la sua bellezza e la sua storia, ma oggi si mostrava sotto una luce diversa, avvolta da una coltre di pioggia e nuvole grigie.

La sveglia mi ha colto di sorpresa, più per il rumore dei tuoni che per il suo trillo. Fuori, la città sembrava sospesa in un'atmosfera di calma umida. Ho indossato un impermeabile e sono uscito dal mio albergo, situato nel cuore del quartiere di Sultanahmet.

Camminare per le strade acciottolate sotto la pioggia era un'esperienza quasi mistica. La pioggia aveva allontanato gran parte dei turisti, lasciando le vie e i monumenti quasi deserte. Il primo luogo che ho visitato è stata la Basilica di Santa Sofia. L'interno, già maestoso di per sé, sembrava amplificato dall'eco della pioggia battente sui vetri e sulle cupole. L'odore della pietra bagnata e l'umidità nell'aria creavano un ambiente unico, quasi sacrale.

Dopo Santa Sofia, mi sono diretto verso il Gran Bazar. Solitamente affollato e rumoroso, oggi era meno caotico. I venditori, riparati sotto le loro tende e ombrelli, cercavano di attirare i pochi passanti con offerte speciali. Mi sono concesso il lusso di fermarmi in una piccola bottega dove ho acquistato delle spezie: cumino, coriandolo e zafferano, i cui profumi mi avrebbero riportato qui ogni volta che li avrei usati.

Il pranzo l'ho consumato in un piccolo ristorante, dove ho assaporato un piatto di köfte con riso e verdure grigliate. Il cameriere mi ha raccontato di come la pioggia a Istanbul sia considerata una benedizione, un dono che purifica la città. Il tè alla menta che ho bevuto alla fine del pasto aveva un sapore più intenso del solito, probabilmente amplificato dalla sensazione di rifugio dal clima rigido.

Il pomeriggio è trascorso con una visita alla Moschea Blu. Le luci soffuse all'interno, insieme al rumore della pioggia, hanno reso l'atmosfera quasi ipnotica. Seduto su un tappeto, ho osservato la danza delle gocce d'acqua scivolare lungo le finestre, creando disegni temporanei che sparivano in un attimo.

La sera, con la pioggia che continuava a cadere incessante, ho deciso di fare una passeggiata lungo il Bosforo. Le luci della città si riflettevano sull'acqua creando un gioco di colori e ombre. Nonostante il freddo, il cuore di Istanbul batteva ancora forte, con le sue navi che attraversavano lo stretto e le voci lontane dei muezzin che chiamavano alla preghiera.

Sono rientrato in albergo bagnato, ma con l'animo colmo di un'esperienza unica. Istanbul sotto la pioggia ha un fascino tutto suo, una bellezza malinconica che rivela una città diversa, più intima e riflessiva.

 

Questo testo è stato in gran parte elaborato con l'ausilio dell'intelligenza artificiale. Sulla base di alcune decine di resoconti di viaggio pubblicati tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, l’intelligenza artificiale ha creato dei diari di viaggiatori immaginari, con l’idea di focalizzare su aspetti e temi particolari, come le difficoltà concrete incontrate da donne e uomini in luoghi sconosciuti.