McCrum, Vaf****ulo

Non c'è posto al mondo in cui alzare il dito medio (magari agitandolo aggressivamente davanti all'interlocutore) sia un gesto educato. Si suppone che simboleggi il pene eretto e significhi universalmente "Vaf****ulo". Risale ai tempi degli antichi Romani, quando era noto come digitus impudicus (letteralmente, "dito maleducato"). In genere gli arabi lo fanno al contrario, con le altre dita allargate e il medio puntato verso il basso.
McCrum, Mark. Il viaggiatore maldestro: le gaffe e i modi per evitarli. Torino: Einaudi, 2009.

Canestrini, Geografie intime

Sono state inventate zoologie e geografie intime per definire e collocare 'la cosa': down there, come si usa dire ai bambini inglesi, là sotto. Da una parte sta la volgarità sempre in agguato: fregna, topa, sorca. Dall'altra il ricorso a diminutivi infantili vagamente esorcizzanti il pauroso mistero: farfallina, patatina, gattina, passera, chitarrina. Insomma, si passa improvvisamente dal trucido al fru fru. Possibile che non vi sia scampo?
Canestrini, Duccio. I misteri del monte di Venere : viaggio nelle profondità del sesso femminile. Milano: Rizzoli, 2010.

Krakauer, Prossimo alla morte

S.O.S. Ho bisogno del vostro aiuto. Sono malato, prossimo alla morte, e troppo debole per andarmene a piedi. Sono solo, non è uno scherzo. In nome di Dio, vi prego, rimanete per salvarmi. Sono nei dintorni a raccogliere bacche e tornerò stasera. Grazie. Chris McCandless. Agosto?


Krakauer, Jon. Nelle Terre Estreme. 25a ed. Exploits. Milano: Corbaccio, 2013.

Ungaretti, Girovago

In nessuna

parte

di terra

mi posso

accasare

 

A ogni

nuovo

clima

che incontro

mi trovo

languente

che

una volta

già gli ero stato

assuefatto

 

E me ne stacco sempre

straniero

 

Nascendo

tornato da epoche troppo

vissute

 

Godere un solo

minuto di vita

iniziale

 

Cerco un paese

Innocente

 

Girovago, di Giuseppe Ungaretti, pubblicato nell'opera L'Allegria, 1931

Kagge, Perdersi

Può sembrare esagerato suggerire a qualcuno di prendere la strada sbagliata, o di perdersi, ma può essere anche un buon consiglio.

Erling Kagge. 2018. Camminare: un gesto sovversivo. Stile libero Extra. Torino: Einaudi.

Theroux, Tornerò

‘Mi indicò la strada per Minhead, non la più breve, ma la più bella, disse. Aveva i capelli chiari e gli occhi scuri. Dissi che la sua casa era bella. Lei disse che era una pensione; poi rise. ‘Perché non resta qui stanotte?” Lo diceva sul serio e sembrava tenerci e allora non fui certo di che cosa offrisse. Rimasi lì in piedi e le sorrisi di rimando… Non era nemmeno l’una e non mi ero mai fermato in un luogo così presto. Dissi, ‘Forse una volta tornerò’. ‘Sarò ancora qui’, disse lei.
(Theroux 1983)

Citato in Leed, Eric J. 1992. La mente del viaggiatore: dall’Odissea al turismo globale. Biblioteca storica Il Mulino. Bologna: Il Mulino.

 

Leed, La forza del viaggio

La forza del viaggio è corrosiva, spoglia e consuma; è un’esperienza di perdita continua. Il mondo creato dal viaggio è segnato tanto da ciò che manca quanto da ciò che è presente.

Leed, Eric J. 1992. La mente del viaggiatore: dall’Odissea al turismo globale. Biblioteca storica Il Mulino. Bologna: Il Mulino.

 

Kerouac, Chi sono?

Mi svegliai che il sole si faceva rosso; e quello fu l’unico, chiaro momento della mia vita, il momento più strano di tutti, in cui non seppi chi ero… Mi trovavo lontano da casa, stralunato e stanco del viaggio, in una misera camera d’albergo che non avevo mai vista,… e guardavo l’alto soffitto pieno di crepe e davvero non seppi chi ero per circa quindici strani secondi. Non avevo paura; ero solo qualcun altro, un estraneo, e tutta la mia vita era una vita stregata, la vita di un fantasma. Mi trovavo a metà strada attraverso l’America, alla linea divisoria fra l’Est della mia giovinezza e l’Ovest del mio futuro, ed è forse per questo che ciò accadde proprio lì e in quel momento, in quello strano pomeriggio rosso.
(Jack Kerouac, 1967)

Citato in Leed, Eric J. 1992. La mente del viaggiatore: dall’Odissea al turismo globale. Biblioteca storica Il Mulino. Bologna: Il Mulino.

 

Coelho, Sentiero hippie

E nacque un altro sentiero hippie, un itinerario che conduceva dall’Olanda, da Amsterdam, fino in Nepal, a Kathmandu. Il biglietto del pullman costava meno di cento dollari e consentiva di percorrere paesi molto interessanti: Turchia, Iraq, Iran, Afghanistan, Pakistan e alcune aree dell’India (debitamente lontane dal tempio di Maharishi). Il viaggio durava tre settimane e affrontava un numero considerevole di chilometri.

Coelho, Paulo. Hippie. Milano: La nave di Teseo, 2018.

Coelho, Ostriche

Dopo che tutti gli invitati ebbero ordinato le pietanze, il cameriere si rivolse a Jacques: ‘Il solito?’‘Il solito, sì.’ Ostriche come antipasto, specificando che dovevano essere servite vive - qualcosa che sconcertava la maggior parte dei suoi ospiti stranieri. E poi lumache - le celebri escargots - e, dopo, cosce di rana fritte.Nessuno aveva il coraggio di imitare quella scelta – ed era proprio ciò che voleva. Si trattava una tattica di marketing.Gli antipasti arrivarono quasi subito. Quando vennero servite le ostriche, i commensali lo guardarono. Jacques spremette qualche goccia di limone sul primo mollusco, che scattò si contrasse, suscitando la sorpresa e lo sgomento degli invitati. Poi lo fece scivolare tra le labbra e lo inghiottì, prima di assaporare il liquido salato rimasto nella conchiglia.

Coelho, Paulo. Hippie. Milano: La nave di Teseo, 2018.

Stevenson Robert Louis, Viaggio

Viaggio
Vorrei andare alle Terre del Moro
dove nascono le mele d’oro,
e sotto cieli azzurri e soli gialli
ondeggia l'isola dei pappagalli,
e Robinson Crusoe fa le barchette
coi cacatoa e con le caprette,
e sotto un sole caldo, abbacinante,
città orientali, in un luogo distante
sorgono tra le sabbie e nei segreti
delle moschee, degli alti minareti,
e ricche merci straniere e locali
vendono nei bazar genti orientali,
dove la Gran Muraglia cinge la Cina,
da una parte il deserto preme e confina,
dall'altra cimbali, voci e tamburi
nelle città fan risuonare i muri.
E poi torride foreste infuocate
più vaste del Galles e alte esagerate,
e palme di cocco con le scimmie a nanna
mentre il negro dorme nella capanna,
e il coccodrillo dalla ruvida crosta
sonnecchia nel Nilo e intanto si apposta,
e il rosso fenicottero vola ben raso
prendendo i pesci che gli vengono a naso,
e nella giungla, vicine e lontane,
nascoste e in ascolto nelle umide tane
tigri con molti uomini sulla coscienza
stanno in agguato alla pura presenza
del cacciatore o del buon cittadino
che avanza ignaro sul suo palanchino.
Lì, tra le sabbie del deserto assolate
sorgono antiche città abbandonate.
E tutti i bambini, pezzenti e sovrani,
divennero adulti in tempi lontani.
Non l'eco di un passo, nessuno in cammino,
il grido di un topo, un uccello, un bambino,
e quando la notte dolcissima scende
non un barlume di luce l’accende.
Da grande ci andrò, ne sono certo,
in groppa a un cammello nel deserto,
accenderò un fuoco nel buio tenebroso
di un antico salone polveroso,
e guarderò le pitture sui muri,
feste, battaglie, eroi forti e puri,
e troverò in un angolo un po' fuori mano
gli antichi giochi di un bambino egiziano.

Stevenson, Robert Louis. Il mio letto è una nave. Feltrinelli Editore, 2010.

Stevenson Robert Louis, In riva al mare

In riva al mare
Quand’ero laggiù in riva al mare
mi diedero una vanga per scavare
che aveva il manico di legno.
Ogni buca era vuota, una scodella,
ma il mare che sale, riempie e livella,
finché non giunge più e non lascia segno.

Stevenson, Robert Louis. Il mio letto è una nave. Feltrinelli Editore, 2010.

Bettinelli Giorgio, Ripartire

L’atlante è aperto a metà. Su una pagina c’è la mappa politica delle tre Americhe, sull’altra sono riportati i dati statistici e le bandierine di ogni paese. Il problema di Tim sembra riguardare gli stati dell’America Centrale, che sono stampati troppo in piccolo perché lui possa leggerne bene i nomi. Io cerco di aiutarlo, e Kyu mi traduce le sue domande.
Ma all’improvviso vengo distratto da un pensiero, e non riesco più a capire le parole di Kyu, non riesco più a sentire quelle di Tim.
Con un dito comincio a seguire i contorni della costa dell’Oceano Pacifico, dall’Alaska, giù giù fino al Cile e a quella macchiolina mezza verde e mezza rosa che dovrebbe rappresentare la Terra del Fuoco.
M’immagino sulla Vespa tra le distese di ghiaccio e gli eschimesi, tra le foreste del Canada e le praterie degli Stati Uniti, tra le piramidi del Messico… Giù, giù: il Canale di Panama, la Colombia. M’immagino scalare le marce e arrampicarmi sulle Ande, attraversare i deserti della costa peruviana; poi ancora giù, fino a Santiago e allo Stretto di Magellano, fino a quella macchiolina di due colori… Stringo forte le palpebre, ho la pelle d’oca sulle braccia e mi sento attraversare da un brivido che avevo imparato a riconoscere.
La mamma di Kyu versa il tè nelle tazzine di porcellana azzurra.
Ero arrivato a Saigon soltanto il giorno prima, e già volevo ripartire.
Da Anchorage, Alaska.

Bettinelli, Giorgio. In vespa : da Roma a Saigon. Milano: Feltrinelli, 2002.

Bettinelli Giorgio, Apertura delle frontiere

Quando mi viene mostrata una camera al quarto piano, con la stessa atmosfera ministeriale della facciata e senza niente che possa giustificare il suo prezzo, decido che per 100 dollari a notte non vale la pena fermarsi lì e si può trovare di meglio e a meno, anche in un paese il cui governo sembra gradire soltanto un turismo di ricchi e far di tutto per scoraggiare l’ingresso di ‘orde’ di ragazzi con lo zaino sulle spalle e pochi soldi nel portafogli, come del resto sta succedendo in Nepal o in Buthan. Questa politica era senz’altro più vantaggiosa per i boss del ministero del Turismo e per i pochi operatori laotiani, ma nelle tasche della popolazione, della gente comune che continua ad avere un reddito pro capite trai più bassi al mondo, portava meno vantaggi di una strategia che contemplasse l’apertura delle frontiere a tutti, e non solo al turismo d’élite e agli uomini d’affari.

Bettinelli, Giorgio. In vespa : da Roma a Saigon. Milano: Feltrinelli, 2002.