Il rispetto per le ordinanze dell'autorità, consigliate dall'interesse della collettività, e la riflessione che forestieri di questa specie non portano un centesimo di profitto all'economia paesana, non ci vietano però di avere qualche simpatia per i "Wanderer" che vengono dal nord e che non vanno confusi col vero e proprio globetrotter . Quest'ultimo è un individuo che desideroso di conoscere il mondo senza mettere mano al borsellino, si munisce di un grosso registro, di varie migliaia di cartoline raffiguranti la sua effige di illustre Carneade, e, postosi in viaggio, gira l'ostacolo finanziario vendendo le cartoline e si dà le arie di persona che compie un'impresa degna di passare alla storia, chiedendo ad autorità, enti turistici, redazioni di giornali l'apposizione di firme al prefato registro per comprovare che egli ha fatto alle varie località l'onore di toccarle nella sua peregrinazione. Chi scrive ha conosciuto uno di questi messeri, il quale al termine del suo vagabondaggio cercava nelle file dei giornalisti il negro che per una cifra irrisoria si prestasse a dare lustro stilistico alle sue banali e disadorne annotazioni di viaggio e alla distanza di qualche anno copriva di vituperii un mandarino cinese che subodorando in lui il parassita non lo aveva ospitato e rifocillato signorilmente.
Di tutt'altra pasta sono i “Wanderer” che appagano un sogno lungamente accarezzato compiendo il loro pellegrinaggio verso i paesi mediterranei e che con un viatico ridotto ai minimi termini coprono distanze di centinaia e centinaia di chilometri. Un pane crocchiante e qualche frutto costituiscono in genere il vitto di questi paria del turismo internazionale, i quali, quando vogliono concedersi un lusso, accompagnano al loro pasto pitagorico un quinto di vino o una tazza di birra. Con la loro assisa di romieri laici del secolo XX (un paio di brache alla tirolese che la morchia sovrappostasi al fustagno ha reso lucenti, delle bretelle alla tirolese, una camicia che lascia intravvedere dei petti villosi), coi loro volti cotti dal sole e con le chitarre ornate da nastri variopinti, questi viandanti rappresentano sul calcestruzzo delle strade solcate quasi ininterrottamente da automobili la poesia del romanticismo e simboleggiano l'incontenibile impulso che trae verso il sole e il cielo perennemente azzurro la gente del nord. Vero è che questa considerazione è un magro conforto per gli albergatori e per i commercianti per i quali simili ospiti sono come inesistenti, ma, di grazia, quale vantaggio ritraggono albergatori e negozianti da quei turisti che in poche ore attraversano il paese da un capo all'altro sui loro monumentali autobus, o quei signori che hanno messo in voga la pittoresca ed economica costumanza dell'auto-campeggio?
Illustrazione Ticinese, 22 agosto 1936