Questa specie di località turistica è peggiorata sempre più da quando ci andai la prima volta negli anni Settanta. L'unica ragione per portarsi secchiello e paletta sulla spiaggia di Black-pool è per raccogliere la cacca dei cani e i preservativi usati, prima di sedersi. Non riesco proprio a capacitarmi di come ci si possa divertire in quel posto orrendo. A meno che la famosa vacanza inglese non consista esclusivamente nel bersi trenta pinte di birra, vomitare su qualsiasi cosa si muova, prendere a pugni chiunque si avvicini a meno di tre metri, cagare sulla pensilina dell'autobus, e infine beccarsi una schifosa infezione da una puttana incontrata su un pullman diretto a Grimsby.
Kieran, Dan, Cinquanta vacanze orrende: storie di viaggi infernali. Torino: Einaudi, 2008.