A Portsmouth l'Ohio cessa quasi del tutto di scorrere a sud e punta decisamente a ovest, mantenendo quella direzione per più di centosessanta chilometri; questi particolari topografici ci regalavano la sensazione di raggiungere un risultato e rafforzavano la nostra volontà di proseguire, volontà che veniva messa a dura prova ogni volta che davamo un'occhiata alla cartina degli Stati Uniti e vedevamo quanta strada ci restava da fare. Ogni tanto ci mettevamo a parlare di esploratori, pionieri, viaggiatori dei tempi andati, della natura, del fatto che l'America, forse più di ogni altra nazione, aveva costruito se. stessa e molti dei suoi miti sull'espansione verso ovest, un'idea molto presente allora come adesso, nonché fonte del più potente topos della nostra storia: il viaggio. Andare a ovest era un istinto ovvio in un paese i cui abitanti avevano tutti gli antenati nell'emisfero orientale e i cui leader consideravano l'espansione verso occidente come un destino inevitabile da realizzare per il bene dell'umanità, senza preoccuparsi troppo della gente che da quelle parti ci viveva già e ogni tanto si trovava fra i piedi. Il destino degli americani era di partire verso il mare, dove tramonta il sole, di prendere la terra e rimodellarla a propria immagine e somiglianza. Noi, cosi prosegue il ritornello della nostra storiografia, discendenti di un ipotetico giardino dell'Eden, avevamo il compito di crearne uno nuovo di zecca.
Heat Moon, William Least. Nikawa diario di bordo di una navigazione attraverso l’America. Torino: Einaudi, 2002.