Flaubert Gustave, Modest

Travel makes one modest. You see what a tiny place you occupy in the world.

Gustave Flaubert

Kerouac Jack, keep rolling

Because he had no place he could stay in without getting tired of it and because there was nowhere to go but everywhere, keep rolling under the stars...

Jack Kerouac, On the Road

The Beatles, The farther one travels

Without going out of my door
I can know all things of earth
Without looking out of my window
I could know the ways of heaven
The farther one travels
The less one knows
The less one really knows

Without going out of your door
You can know all things on earth
Without looking out of your window
You could know the ways of heaven
The farther one travels
The less one knows
The less one really knows

Arrive without traveling
See all without looking
Do all without doing

The Beatles, The Inner Light

Bryson Bill, Interesting guesses

But that's the glory of foreign travel, as far as I am concerned. I don't want to know what people are talking about. I can't think of anything that excites a greater sense of childlike wonder than to be in a country where you are ignorant of almost everything. Suddenly you are five years old again. You can't read anything, you have only the most rudimentary sense of how things work, you can't even reliably cross a street without endangering your life. Your whole existence becomes a series of interesting guesses.

Bill Bryson, Neither Here nor There: Travels in Europe

Eberhardt Isabelle, Sedentary life

Now more than ever do I realize that I will never be content with a sedentary life, that I will always be haunted by thoughts of a sun-drenched elsewhere.

Isabelle Eberhardt, The Nomad: The Diaries of Isabelle Eberhardt

Bettinelli Giorgio, Danzatrici

Proprio in uno di questi Casino vicino alle rovine della cittadella romana, in un viale che interseca l’arteria principale della città (la quale non poteva chiamarsi altro se non Atatürk Bulvari) passo qualche ora della mia prima notte ad Ankara, incredulo di fronte a tre danzatrici del ventre che si alternano sul palcoscenico, di una bruttezza unica tutte e tre, con rotoli di grasso sotto le perline e i veli delle gonne, le cosce da veneri paleolitiche e una trama fittissima di smagliature sulla pancia. All’Ambra Jovinelli, nella Roma del dopoguerra, qualcuno tra il pubblico si sarebbe di certo alzato per gridare: ‘Aò, annàtevene! Me parete tre scardabbagni!’.

Bettinelli, Giorgio. In vespa : da Roma a Saigon. Milano: Feltrinelli, 2002.

Bettinelli Giorgio, Ripartire

L’atlante è aperto a metà. Su una pagina c’è la mappa politica delle tre Americhe, sull’altra sono riportati i dati statistici e le bandierine di ogni paese. Il problema di Tim sembra riguardare gli stati dell’America Centrale, che sono stampati troppo in piccolo perché lui possa leggerne bene i nomi. Io cerco di aiutarlo, e Kyu mi traduce le sue domande.
Ma all’improvviso vengo distratto da un pensiero, e non riesco più a capire le parole di Kyu, non riesco più a sentire quelle di Tim.
Con un dito comincio a seguire i contorni della costa dell’Oceano Pacifico, dall’Alaska, giù giù fino al Cile e a quella macchiolina mezza verde e mezza rosa che dovrebbe rappresentare la Terra del Fuoco.
M’immagino sulla Vespa tra le distese di ghiaccio e gli eschimesi, tra le foreste del Canada e le praterie degli Stati Uniti, tra le piramidi del Messico… Giù, giù: il Canale di Panama, la Colombia. M’immagino scalare le marce e arrampicarmi sulle Ande, attraversare i deserti della costa peruviana; poi ancora giù, fino a Santiago e allo Stretto di Magellano, fino a quella macchiolina di due colori… Stringo forte le palpebre, ho la pelle d’oca sulle braccia e mi sento attraversare da un brivido che avevo imparato a riconoscere.
La mamma di Kyu versa il tè nelle tazzine di porcellana azzurra.
Ero arrivato a Saigon soltanto il giorno prima, e già volevo ripartire.
Da Anchorage, Alaska.

Bettinelli, Giorgio. In vespa : da Roma a Saigon. Milano: Feltrinelli, 2002.

Bettinelli Giorgio, Apertura delle frontiere

Quando mi viene mostrata una camera al quarto piano, con la stessa atmosfera ministeriale della facciata e senza niente che possa giustificare il suo prezzo, decido che per 100 dollari a notte non vale la pena fermarsi lì e si può trovare di meglio e a meno, anche in un paese il cui governo sembra gradire soltanto un turismo di ricchi e far di tutto per scoraggiare l’ingresso di ‘orde’ di ragazzi con lo zaino sulle spalle e pochi soldi nel portafogli, come del resto sta succedendo in Nepal o in Buthan. Questa politica era senz’altro più vantaggiosa per i boss del ministero del Turismo e per i pochi operatori laotiani, ma nelle tasche della popolazione, della gente comune che continua ad avere un reddito pro capite trai più bassi al mondo, portava meno vantaggi di una strategia che contemplasse l’apertura delle frontiere a tutti, e non solo al turismo d’élite e agli uomini d’affari.

Bettinelli, Giorgio. In vespa : da Roma a Saigon. Milano: Feltrinelli, 2002.

Bettinelli Giorgio, Animaletti

Divido la stanza con due pakistani di Rawalpindi, accontentandomi di una branda all’ultimo piano dei letti a castello; la stanza è piccola e impregnata dell’odore acre di hashish, ma loro non ne fanno parola, certamente non fidandosi di me; così non chiedo niente e mi faccio invece raccontare del Beluchistan e del Punjab, che saranno le mie prossime destinazioni una volta uscito dal territorio iraniano. Quando spegniamo la luce e proviamo a dormire, nessuno riesce a chiudere occhio; tutti e tre cominciamo a rigirarci sulle brandine, bofonchiando imprecazioni e grattandoci come forsennati, perché i materassi sono pieni di bed-bugs, gli animaletti di cui fino a quella sera non conoscevo il nome in inglese pur avendone già sperimentato le punture in un paio di occasioni a Giava, e averli sempre chiamati, tra una grattata e l’altra, figli di puttana.

Bettinelli, Giorgio. In vespa : da Roma a Saigon. Milano: Feltrinelli, 2002.

Bettinelli Giorgio, Storie d'amore

Quando cinque giorni più tardi l’accompagno alla stazione degli autobus di Dogubeyazit, Ellis mi chiede per la prima volta di andare ad Amsterdam con lei, di rinunciare al mio viaggio. Siamo abbracciati così forte da farci mancare il respiro, e ho in gola il gusto di qualcosa che non riesco a spillarmi dagli occhi. Le rispondo di no.
Nelle storie d’amore c’è sempre una grande componente di egoismo; ma nelle storie d’amore che ci si nega c’è un egoismo ancora più grande. Ritorno in camera e annuso il suo cuscino. Poi mi ubriaco.

Bettinelli, Giorgio. In vespa : da Roma a Saigon. Milano: Feltrinelli, 2002.

Reese Chris, Ridiculous

Poverty crushes many a dream, and if nothing else I was poverty-stricken, with only a couple of hundred quid in the bank and rent to pay on a flat I didn’t want to give up. The trip was out of the question; out of the question that was, until the next trio to the pub. Sometimes the more ridiculous the idea gets the more desirable it becomes, and the idea had certainly become more ridiculous.

Reese, Chris. Captain & The Starter Monkey, 2017.

Hesse Hermann, Non siamo sani

Ma allora, che bisogno c’è di viaggiare e camminare? Nessuno, in effetti, se fossimo persone sane e colte. Ma poiché non lo siamo, il viaggiare ha molto da offrirci: fisicamente, per il fattore igienico dato dal cambio di luogo e clima, che sui nostri sensi ha un effetto stimolante; spiritualmente, per il fascino del confronto e del trionfo che scaturisce dall’adeguamento e dalla conquista. Forse c’è per ogni individuo un tipo di paesaggio nel quale si trova a proprio agio; alcuni, per esempio, non possono sopportare fisicamente il mare, o l’alta montagna, o la pianura. Ma è povero e da commiserare l’uomo per il quale ogni nuovo lembo di terra è estraneo e opprimente.

Hesse, Hermann. Camminare. Prato: Piano B, 2015.

Hesse Hermann, Cuore e sangue

Sì, la vera voglia di viaggiare non è niente di più e di meglio del pericoloso desiderio che consiste nel pensare temerariamente: di affrontare il mondo di petto, pretendere ogni spiegazione per tutto, uomini e avvenimenti. E una tale voglia non si placa con le carte geografiche né con i libri: vuole di più, pretende di più, occorre darle cuore e sangue.

Hesse, Hermann. Camminare. Prato: Piano B, 2015.

Palin Michael, Dromomania

The compulsive urge to travel is a recognised physical condition. It has its own word, dromomania, and I’m glad to say I suffer from it.

Palin, Michael. Around the World in 80 Days. London: Phoenix, 2009.